Così è nata l'inchiesta su Minervini. Il sequestro dell'area mercatale nel 2022

Il primo cittadino, eletto tre anni fa, rischia l'arresto. Deciderà il gip Chiddo dopo aver interrogato lui e altri sette indagati

venerdì 25 aprile 2025 11.07
A cura di Nicola Miccione
È nato tutto dal sequestro del cantiere dell'area mercatale di Molfetta, a luglio 2022. È partendo da qui - quel procedimento aveva già portato alla emissione di 11 avvisi di garanzia a carico di esponenti dell'amministrazione comunale e imprenditori - che la Procura della Repubblica di Trani è arrivata a Tommaso Minervini.

Per il sindaco di Molfetta i pubblici ministeri Giuseppe Francesco Aiello e Francesto Tosto, hanno chiesto gli arresti domiciliari. Deciderà la giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trani, Marina Chiddo, dopo aver sentito lui ed altri sette indagati. Il 2 maggio saranno ascoltati i dirigenti Alessandro Binetti, Lidia De Leonardis e Domenico Satalino, il funzionario Mario Morea, il luogotenente Michele Pizzo, l'imprenditore Vito Leonardo Totorizzo e l'autista Tommaso Messina.

Gli inquirenti hanno contestato a Minervini di aver commesso una «frode nelle pubbliche forniture» nei lavori dell'area mercatale. Dopo l'aggiudicazione della gara di appalto, infatti, «il Comune di Molfetta e l'azienda appaltatrice s.r.l.s. Palazzo Costruzioni, nel 2020, sottoscrivevano il verbale di consegna del cantiere in cui si dava atto che "l'area su cui devono eseguirsi i lavori è libera da persone e cose, che lo stato attuale è tale da non impedire l'avvio e la prosecuzione dei lavori"».

In realtà «veniva subito scoperta, sotto l'area di sedime - è scritto nelle carte già a disposizione delle difese -, una cospicua quantità di rifiuti, il cui smaltimento in discarica si rendeva necessario, con un enorme aggravio di costi, talché la ditta appaltatrice abbandonava il cantiere». Gli indagati (Minervini e altri sei, fra i quali l'ex assessore Mariano Caputo) «con mezzi fraudolenti turbavano la libertà del procedimento di scelta del contraente e procedevano a un affidamento diretto».

Secondo l'accusa, dunque, Vincenzo Balducci, in concorso con Minervini e Caputo, «turbavano il procedimento amministrativo al fine di condizionare le modalità di scelta del contraente e affidavano ad altra ditta appaltatrice» i lavori dell'area mercatale. L'appalto fu poi assegnato all'ATI Sipa-Siles per l'importo sopra soglia di 400.496,11 euro (lavori poi subappaltati a Gecos), «così alterando la natura del contratto» e pure «al fine di evitare di bandire una nuova procedura d'appalto».

Non un nome nuovo quello della ATI Sipa-Siles, a cui furono affidati i lavori «per la riqualificazione delle strade». La Sipa-Siles e per essa Gecos, inoltre, «eseguiva su parte dell'area mercatale lavori di bitumazione, nonostante il progetto originario prevedesse invece l'integrale copertura del piano di calpestio con betonelle».