«Condotte violente e minacciose». L'ex fidanzato indagato per maltrattamenti
Non sarà archiviata l’inchiesta sul decesso di Claudia De Chirico. I suoi genitori non hanno mai creduto all’ipotesi del suicidio
venerdì 21 giugno 2024
13.15
Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trani, Marina Chiddo, ha respinto la richiesta d'archiviazione della Procura della Repubblica di Trani sul caso di Claudia De Chirico, la 24enne trovata senza vita a Terlizzi. Riaperte, dunque, le indagini sull'ex fidanzato, Davide Falcetta, adesso indagato per maltrattamenti.
È stata quindi accolta l'opposizione della famiglia, difesa dall'avvocato Bepi Maralfa, che ha sempre chiesto di continuare a indagare, sostenendo di non credere al suicidio e portando nuovi elementi, fra audio, messaggi e documenti, a supporto della tesi per cui la figlia sarebbe maltrattata dal compagno, tanto da indurla a togliersi la vita. La ragazza fu trovata cadavere a Terlizzi sul pianerottolo della scalinata del sottopasso ferroviario di via Mazzini, all'alba del 22 dicembre 2016.
La Procura, dal canto suo, aveva formulato la quarta richiesta di archiviazione per il reato di istigazione al suicidio, ora respinta, ritenendo che non emergessero responsabilità a carico dell'allora fidanzato della giovane, originario di Molfetta e difeso dall'avvocato Francesco Montingelli, il quale aveva sempre ribadito di un rapporto burrascoso nella coppia a causa della gelosia di lei, affermando come la ragazza avesse manifestato le intenzioni di farla finita. 8 anni dopo, la svolta.
Per la giudice, infatti, la qualificazione giuridica è diversa da quella inizialmente prospettata - non più l'istigazione al suicidio, ma i maltrattamenti in famiglia, per i quali l'uomo potrebbe rischiare una pena fino a 24 anni di reclusione - motivata in 62 pagine di dispositivo in cui «emerge il profilo di un uomo violento (Falcetta), facile all'ira - è scritto nel documento -, nei confronti del quale la De Chirico versava in uno stato di profonda soggezione psicologica e di dipendenza affettiva».
Secondo la giudice Chiddo «dalla lettura degli atti emerge con evidenza la fragilità della De Chirico e lo stato di solitudine della ragazza, la quale aveva lasciato la sua famiglia per amore di Davide, un amore che però la faceva soffrire non solo fisicamente, ma che le provocava alienazioni e frustrazioni». Per questo ritiene il gesto estremo della 24enne una conseguenza «della progressiva condizione di nullificazione della sua persona, a causa delle condotte violente e minacciose».
Sempre la giudice ha parlato di un atteggiamento di Falcetta «originato dalla gelosia, che induceva l'uomo a precluderle rapporti sociali, a controllarle il telefono per verificare se intrattenesse relazioni con uomini, nonché rivolgendole parole di scherno, tanto da indurre in lei uno stato d'ansia da farle pensare al suicidio».
È stata quindi accolta l'opposizione della famiglia, difesa dall'avvocato Bepi Maralfa, che ha sempre chiesto di continuare a indagare, sostenendo di non credere al suicidio e portando nuovi elementi, fra audio, messaggi e documenti, a supporto della tesi per cui la figlia sarebbe maltrattata dal compagno, tanto da indurla a togliersi la vita. La ragazza fu trovata cadavere a Terlizzi sul pianerottolo della scalinata del sottopasso ferroviario di via Mazzini, all'alba del 22 dicembre 2016.
La Procura, dal canto suo, aveva formulato la quarta richiesta di archiviazione per il reato di istigazione al suicidio, ora respinta, ritenendo che non emergessero responsabilità a carico dell'allora fidanzato della giovane, originario di Molfetta e difeso dall'avvocato Francesco Montingelli, il quale aveva sempre ribadito di un rapporto burrascoso nella coppia a causa della gelosia di lei, affermando come la ragazza avesse manifestato le intenzioni di farla finita. 8 anni dopo, la svolta.
Per la giudice, infatti, la qualificazione giuridica è diversa da quella inizialmente prospettata - non più l'istigazione al suicidio, ma i maltrattamenti in famiglia, per i quali l'uomo potrebbe rischiare una pena fino a 24 anni di reclusione - motivata in 62 pagine di dispositivo in cui «emerge il profilo di un uomo violento (Falcetta), facile all'ira - è scritto nel documento -, nei confronti del quale la De Chirico versava in uno stato di profonda soggezione psicologica e di dipendenza affettiva».
Secondo la giudice Chiddo «dalla lettura degli atti emerge con evidenza la fragilità della De Chirico e lo stato di solitudine della ragazza, la quale aveva lasciato la sua famiglia per amore di Davide, un amore che però la faceva soffrire non solo fisicamente, ma che le provocava alienazioni e frustrazioni». Per questo ritiene il gesto estremo della 24enne una conseguenza «della progressiva condizione di nullificazione della sua persona, a causa delle condotte violente e minacciose».
Sempre la giudice ha parlato di un atteggiamento di Falcetta «originato dalla gelosia, che induceva l'uomo a precluderle rapporti sociali, a controllarle il telefono per verificare se intrattenesse relazioni con uomini, nonché rivolgendole parole di scherno, tanto da indurre in lei uno stato d'ansia da farle pensare al suicidio».