Con la bonifica al 95 per cento i lavori del nuovo porto possono riprendere

La notizia a margine del convegno degli Eredi della Storia

martedì 7 ottobre 2014 7.22
A cura di Paola Copertino
Con la certificazione al prefetto nella quale si dice che la bonifica del porto di Molfetta è stata portata a termine al 95% possono ripartire finalmente i lavori di messa in sicurezza del bacino portuale, in fase di ultimazione. La magistratura farà poi il suo corso.
La novità è emersa nel corso del convegno: "Molfetta e il suo porto - Una eredità esplosiva" promosso dall'associazione "Eredi della Storia" con la "Fondazione Anmig".

Il convegno, ospitato dalla sala Finocchiaro della Fabbrica San Domenico è stato moderato da Tommaso Minervini, già sindaco di Molfetta.
E' toccato a lui introdurre il meticoloso lavoro di ricerca svolto da Michele Spadavecchia, ricercatore storico e presidente dell'Associazione "Eredi della Storia".

Attraverso una serie di proiezioni e filmati inediti relativi all'inquinamento e bonifica del mare da ordigni bellici, Spadavecchia ha fatto fare ai presenti un viaggio nel tempo, dove personaggi come il Gen. Nicola Bellomo ed altri coraggiosi dimenticati, sono stati rivalutati; in cui episodi come l'affondamento della nave cisterna Alessandro I e il rilascio di ordigni in mare da aerei militari Nato di rientro dai Balcani, durante la guerra in Kosovo, hanno avuto finalmente una spiegazione senza fraintendimenti o mezze verità.

Spadavecchia ha ricostruito nei particolari il bombardamento del porto di Bari che coinvolse 17 navi, alcune cariche di ordigni chimici, il comportamento del generale e le conseguenze che subì avendo preso certe decisioni, i danni perdurati per decenni sulla pelle dei pescatori e nel nostro mare, gli effetti collaterali provocati. Ancora oggi i nostri marittimi portano sul loro corpo ustioni indelebili provocate dall'iprite.
E' stata ricostruita tutta la vicenda relativa allo specchio acqueo di Torre Gavetone, luogo in cui venivano recuperati gli ordigni e separata la parte ferrosa dalla polvere pirica. La ditta Stacca che si occupava di questa operazione era molto nota come produttrice di cartucce da caccia. Si è parlato delle operazioni di recupero degli ordigni, dei loro numeri, della zona interessata, dei danni arrecati a flora e fauna, degli infortuni registrati e legati all' esplosione di ordigni risalenti alle guerre, ma avvenuti in tempi recenti.

Molta attenzione è stata dedicata al difficile compito che la Marina Militare sta affrontando con un Programma Operativo Nazionale "Port and Costal Survey" (PaCS), per eseguire attività di controllo e di monitoraggio degli ambienti portuali con mezzi tecnologici all' avanguardia. Sono state inoltre richiamate le 56 interrogazioni parlamentari per sollecitare il governo alla bonifica della zona interessata. A venti anni di distanza non si poteva non parlare anche dell'affondamento del Francesco padre le cui ultime perizie confermerebbero il fatto che fu mitragliato.

Ma si è anche discusso dell'alga tossica e del surriscaldamento dei nostri mari, degli ultimi 34 ordigni recuperati e fatti brillare in cava. Ancora oggi si trovano ordigni bellici capaci di mutilare e provocare seri danni, tema questo affrontato Giovanni Lafirenze autore del libro "Schegge assassine" presente al convegno al tavolo dei relatori insieme all'editore dell'interessante pubblicazione presentata anche in Senato.