Colpi di pistola in strada, "Denny" Grosso dal carcere ai domiciliari
Il Tribunale del Riesame ha ridimensionato il capo d’imputazione da tentato omicidio a minaccia aggravata
martedì 22 dicembre 2020
8.51
Cosma Damiano Grosso è tornato a casa, ai domiciliari: il molfettese, accusato di essere uno dei due protagonisti del conflitto a colpi di pistola del 23 febbraio scorso in via San Giovanni è uscito dal carcere. Uno dei tre capi d'accusa (il tentato omicidio) è stato ridimensionato: "Denny" risponde di minaccia aggravata.
Il Tribunale del Riesame di Bari, con a capo il presidente Rosa Calia Di Pinto, ha parzialmente accolto l'istanza pervenuta dall'avvocato Ada Rosito, difensore del 24enne, attinto da un'ordinanza di custodia cautelare in carcere per il tentato omicidio del 22enne Ruggiero Minervini, anch'esso ai domiciliari, ed ha annullato «l'ordinanza limitatamente al reato di cui agli articoli 56 e 575 del codice penale, diversamente qualificato ai sensi dell'articolo 612 del codice penale», si legge.
Stando alle indagini dei Carabinieri, che quel pomeriggio ricevettero una segnalazione per una sparatoria, ma lì trovarono soltanto i bossoli esplosi di una pistola, la loro acredine reciproca s'era sfogata in quel conflitto a fuoco, sparando colpi di pistola incuranti del fatto che per la strada vi fossero numerosi passanti, anche bambini. Un'acredine pericolosa, un'animosità datata: già nel 2018, il 24enne sparò e ferì il 22eene, episodio per cui era già stato condannato in primo grado.
Eppure, a distanza di pochi mesi, grazie al certosino lavoro del proprio legale, che ha contestato «la sussistenza del contestato delitto di tentato omicidio sotto il profilo della incompatibilità dello stesso con il dolo eventuale» è caduto il tentato omicidio a carico di "Denny" il quale «mentre fuggiva dall'azione aggressiva del contendente, sparava alla cieca e a casaccio senza poter vedere e mirare il suo killer e, pertanto, senza poterne neppure alternativamente volere la sua morte».
Il pubblico ministero Giuseppe Francesco Aiello, nella formulazione del decreto di giudizio immediato, attendendosi a quanto deciso dal Tribunale del Riesame, secondo cui «non è dato evincere il dolo del delitto di omicidio nella condotta del Grosso» e «non è stato possibile accertare, allo stato delle indagini, se i colpi di pistola siano stati esplosi verso Minervini o, quanto meno, ad altezza d'uomo», ha modificato il capo d'accusa, contestando al 24enne la minaccia aggravata.
Il resto lo ha fatto il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trani, Maria Grazia Caserta, che, non ravvisando più le esigenze cautelari, ha modificato in detenzione domiciliare quella carceraria inflitta a Cosma Damiano Grosso (era rinchiuso nel carcere di Foggia, nda), confinandolo agli arresti domiciliari.
Il Tribunale del Riesame di Bari, con a capo il presidente Rosa Calia Di Pinto, ha parzialmente accolto l'istanza pervenuta dall'avvocato Ada Rosito, difensore del 24enne, attinto da un'ordinanza di custodia cautelare in carcere per il tentato omicidio del 22enne Ruggiero Minervini, anch'esso ai domiciliari, ed ha annullato «l'ordinanza limitatamente al reato di cui agli articoli 56 e 575 del codice penale, diversamente qualificato ai sensi dell'articolo 612 del codice penale», si legge.
Stando alle indagini dei Carabinieri, che quel pomeriggio ricevettero una segnalazione per una sparatoria, ma lì trovarono soltanto i bossoli esplosi di una pistola, la loro acredine reciproca s'era sfogata in quel conflitto a fuoco, sparando colpi di pistola incuranti del fatto che per la strada vi fossero numerosi passanti, anche bambini. Un'acredine pericolosa, un'animosità datata: già nel 2018, il 24enne sparò e ferì il 22eene, episodio per cui era già stato condannato in primo grado.
Eppure, a distanza di pochi mesi, grazie al certosino lavoro del proprio legale, che ha contestato «la sussistenza del contestato delitto di tentato omicidio sotto il profilo della incompatibilità dello stesso con il dolo eventuale» è caduto il tentato omicidio a carico di "Denny" il quale «mentre fuggiva dall'azione aggressiva del contendente, sparava alla cieca e a casaccio senza poter vedere e mirare il suo killer e, pertanto, senza poterne neppure alternativamente volere la sua morte».
Il pubblico ministero Giuseppe Francesco Aiello, nella formulazione del decreto di giudizio immediato, attendendosi a quanto deciso dal Tribunale del Riesame, secondo cui «non è dato evincere il dolo del delitto di omicidio nella condotta del Grosso» e «non è stato possibile accertare, allo stato delle indagini, se i colpi di pistola siano stati esplosi verso Minervini o, quanto meno, ad altezza d'uomo», ha modificato il capo d'accusa, contestando al 24enne la minaccia aggravata.
Il resto lo ha fatto il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trani, Maria Grazia Caserta, che, non ravvisando più le esigenze cautelari, ha modificato in detenzione domiciliare quella carceraria inflitta a Cosma Damiano Grosso (era rinchiuso nel carcere di Foggia, nda), confinandolo agli arresti domiciliari.