Coldiretti, agricoltura unico settore col segno meno
Coldiretti, agricoltura unico settore col segno meno
domenica 20 agosto 2017
Se è vero, come dicono i dati Istat, che il Pil dell'Italia sta crescendo certificando una mini ripresa dell'economia, è altrettanto vero che il comparto agricoltura è quello che fa registrare il segno meno.
L'agricoltura è l'unico settore a fare registrare un calo del valore aggiunto a causa del clima impazzito che ha avuto effetti devastanti nelle campagne con il susseguirsi di violenti nubifragi che a macchia di leopardo hanno colpito un territorio devastato dal caldo e dalla siccità con danni stimati superiori ai 2 miliardi di euro nel 2017.
E' quanto emerge da una analisi della Coldiretti divulgata in occasione della diffusione dei dati Istat sul Pil relativi al secondo trimestre. La mancanza di acqua- sottolinea la Coldiretti -ha colpito tutte le produzioni, dagli ortaggi alla frutta fino ai cereali, ma anche i vigneti e gli uliveti ed il fieno per l'alimentazione degli animali per la produzione di latte. In questa situazione nelle campagne e' crisi per la frutta estiva con le quotazioni che non coprono i costi di produzione e fanno chiudere le aziende. I prezzi rispetto allo scorso anno sono in calo dal 20% per le pesche al 34% per i cocomeri, dal 44% per i meloni al 45% per i cavolfiori secondo elaborazioni Coldiretti sugli ultimi dati Ismea. La situazione e' drammatica con la forbice dei prezzi tra produzione e consumo che si e' allargata - denuncia la Coldiretti - per pratiche commerciali sleali lungo la filiera. Occorre - continua la Coldiretti - estendere al piu' presto l'obbligo di indicare in etichetta la provenienza della frutta trasformata in conserve e succhi per evitare che venga spacciata come Made in Italy quella importata dall'estero, ed aumentare i controlli sull'ortofrutta fresca di importazione, spesso etichettata e venduta per nazionale. Serve un impegno di filiera per salvare il frutteto italiano che - conclude la Coldiretti - si e' ridotto di un terzo (-33 per cento) negli ultimi quindici anni con la scomparsa di oltre 140mila ettari di piante con il rischio rischiano di far perdere all'Italia il primato europeo nella produzione di una delle componenti base della dieta mediterranea.
L'agricoltura è l'unico settore a fare registrare un calo del valore aggiunto a causa del clima impazzito che ha avuto effetti devastanti nelle campagne con il susseguirsi di violenti nubifragi che a macchia di leopardo hanno colpito un territorio devastato dal caldo e dalla siccità con danni stimati superiori ai 2 miliardi di euro nel 2017.
E' quanto emerge da una analisi della Coldiretti divulgata in occasione della diffusione dei dati Istat sul Pil relativi al secondo trimestre. La mancanza di acqua- sottolinea la Coldiretti -ha colpito tutte le produzioni, dagli ortaggi alla frutta fino ai cereali, ma anche i vigneti e gli uliveti ed il fieno per l'alimentazione degli animali per la produzione di latte. In questa situazione nelle campagne e' crisi per la frutta estiva con le quotazioni che non coprono i costi di produzione e fanno chiudere le aziende. I prezzi rispetto allo scorso anno sono in calo dal 20% per le pesche al 34% per i cocomeri, dal 44% per i meloni al 45% per i cavolfiori secondo elaborazioni Coldiretti sugli ultimi dati Ismea. La situazione e' drammatica con la forbice dei prezzi tra produzione e consumo che si e' allargata - denuncia la Coldiretti - per pratiche commerciali sleali lungo la filiera. Occorre - continua la Coldiretti - estendere al piu' presto l'obbligo di indicare in etichetta la provenienza della frutta trasformata in conserve e succhi per evitare che venga spacciata come Made in Italy quella importata dall'estero, ed aumentare i controlli sull'ortofrutta fresca di importazione, spesso etichettata e venduta per nazionale. Serve un impegno di filiera per salvare il frutteto italiano che - conclude la Coldiretti - si e' ridotto di un terzo (-33 per cento) negli ultimi quindici anni con la scomparsa di oltre 140mila ettari di piante con il rischio rischiano di far perdere all'Italia il primato europeo nella produzione di una delle componenti base della dieta mediterranea.