Cigl, Cisl e Uil: fotografia del mondo del lavoro molfettese
I tre sindacati pronti a scrivere una piattaforma da sottoporre all’amministrazione
giovedì 9 agosto 2018
Molfetta e il mondo del lavoro, un rapporto variegato e conflittuale. Un rapporto che non si basa più solo sulla marineria e sulla pesca o sull'agricoltura, ma ha aperto i suoi orizzonti anche alla zona artigianale e alla zona Asi, dove nel corso degli anni si sono insediate le aziende più disparate da quelle commerciali a quelle della meccanica di precisione. Per avere la fotografia del mondo del lavoro nella nostra città abbiamo chiesto a chi ha il polso del situazione quotidianamente, ossia ai tre sindacati Cigl, Cisl e Uil, ognuno con la propria visione ma tutti concordi nel creare una piattaforma da sottoporre all'amministrazione comunale.
Abbiamo iniziato questo viaggio con Annetta Francabandiera, da poco insediata come segretaria della Camera del lavoro, per lei Molfetta è una città cerniera fra la provincia di Bari e la Bat, è uno snodo economico importate, perché trainante per entrambe le provincie.
«Il mio interesse- ci ha detto Francabandiera- si focalizza al benessere complessivo delle persone, inoltre credo che la tutela del lavoro e la tutela economica vada fatta dentro e fuori la fabbrica». Ed evidenzia: «se penso al lavoro mi domando che tipo di qualità del lavoro hanno coloro che lavorano nei centri commerciali? come conciliano i tempi rispetto al lavoro e alla famiglia? ma anche come si concilia la loro programmazione del futuro?».
Il quadro che ne trae la segretaria cittadina della Cgil non è per niente roseo, anzi tutt'altro, infatti, dice: «il mio quadro è nero perché hanno lavori part time, rinnovi, orari di lavoro che non si conciliano con i tempi delle donne e della famiglia. Si pensi che a volte i contratti dicono determinate cose, mentre l'azienda nel proprio planning settimanale o mensile richiede altro, per es. non si può chiedere ai lavoratori di lavorare tutti i sabati e tutte le domeniche».
E conclude: «guardandola da fuori Molfetta è una città che si presenta vivace, ma è anche una delle città dove i giovani vanno via, in numero maggiore rispetto alle altre città, ci vuole un'organizzazione che lavori a 360 gradi, che presenti una piattaforma abbastanza forte, per questo, insieme con gli altri sindacati, stiamo valutando anche il tipo di rilancio che si può dare».
Diversa, completamente diversa, è la visione del neo segretario molfettese della Cisl, Lillino di Gioia, perché secondo lui «Molfetta, rispetto alle città limitrofe, per quello che concerne lo sviluppo della città è al limite dell'indecenza, perché sono passati oltre 20 anni e non sono stati impostati discorsi di programmazione, che chiaramente hanno il loro riverbero nella situazione occupazionale».
E prosegue: «se non c'è un'inversione di tendenza la città andrà sempre peggio, per dirne una: tutta la zona industriale e artigianale risale all'ultima programmazione fatta per questa città, c'è ancora uno strumento urbanistico, il piano regolatore generale, tutt'ora vigente dopo 17 anni, che prevede il piano dei servizi, delle coste, dell'agro, turistico che non è mai stato attuato. Mancando questi strumenti non si può pensare ad una programmazione di sviluppo, per questo, insieme alle altre forze sindacali, dobbiamo diventare parte attiva confrontandoci con l'amministrazione, con le associazioni degli industriali. Siamo bloccati perché abbiamo una strumentazione che non ha visto la parte attuativa, l'occupazione va di pari passo con l'ipotesi di sviluppo di questa città».
Di Gioia precisa anche che «la situazione lavorativa è stata bloccata perché le nostre vocazioni: mare, agricoltura e turismo non sono state programmate, per questo il sindacato deve essere un pungolo per l'amministrazione».
Franco Losito, della camera sindacale della Uil, focalizza la sua attenzione su altri argomenti, pur convinto anche lui della necessità di avere un dialogo con l'amministrazione comunale.
Da subito il segretario cittadino della Uil ci tiene a precisare che «più che di Molfetta e il mondo del lavoro, parlerei dei molfettesi e il lavoro, magari tutti lavorassero nella nostra città, ma un numero elevato di lavoratori deve andare fuori. Se prendiamo, per esempio, il settore dell'edilizia sono tantissimi i lavoratori costretti a lavorare al nord se non addirittura all'estero».
E aggiunge: «con la crisi – ci dice il segretario molfettese della Uil- sono pochissime le aziende che applicano il contratto collettivo del lavoro, oppure i lavoratori vengono assunti a part time, ma poi fanno il full time».
E poi fa una disamina sulla marineria molfettese ed afferma: «tutto il settore marittimo non esiste più, se da una parte le colpe sono da attribuire ai genitori che non hanno voluto che i propri figli facessero questa attività, dall'altra l'internazionalizzazione delle imbarcazioni ha tolto dei posti di lavoro. Anche la pesca stessa ha subito un grosso tracollo da quando vi è stata la possibilità di consegnare le licenze e ricavare 400/500 mila euro, quindi Molfetta da essere la seconda flotta peschereccia ora conta pochissimi pescherecci».
Anche per il segretario Losito il mondo del lavoro molfettese non ha prospettive rosee, nonostante lo sviluppo della zona artigianale e industriale, infatti, conclude dicendo:
«questa città sta ancora dormendo, per questo con gli altri sindacati, vogliamo preparare una piattaforma per risvegliarla dal suo torpore».
Abbiamo iniziato questo viaggio con Annetta Francabandiera, da poco insediata come segretaria della Camera del lavoro, per lei Molfetta è una città cerniera fra la provincia di Bari e la Bat, è uno snodo economico importate, perché trainante per entrambe le provincie.
«Il mio interesse- ci ha detto Francabandiera- si focalizza al benessere complessivo delle persone, inoltre credo che la tutela del lavoro e la tutela economica vada fatta dentro e fuori la fabbrica». Ed evidenzia: «se penso al lavoro mi domando che tipo di qualità del lavoro hanno coloro che lavorano nei centri commerciali? come conciliano i tempi rispetto al lavoro e alla famiglia? ma anche come si concilia la loro programmazione del futuro?».
Il quadro che ne trae la segretaria cittadina della Cgil non è per niente roseo, anzi tutt'altro, infatti, dice: «il mio quadro è nero perché hanno lavori part time, rinnovi, orari di lavoro che non si conciliano con i tempi delle donne e della famiglia. Si pensi che a volte i contratti dicono determinate cose, mentre l'azienda nel proprio planning settimanale o mensile richiede altro, per es. non si può chiedere ai lavoratori di lavorare tutti i sabati e tutte le domeniche».
E conclude: «guardandola da fuori Molfetta è una città che si presenta vivace, ma è anche una delle città dove i giovani vanno via, in numero maggiore rispetto alle altre città, ci vuole un'organizzazione che lavori a 360 gradi, che presenti una piattaforma abbastanza forte, per questo, insieme con gli altri sindacati, stiamo valutando anche il tipo di rilancio che si può dare».
Diversa, completamente diversa, è la visione del neo segretario molfettese della Cisl, Lillino di Gioia, perché secondo lui «Molfetta, rispetto alle città limitrofe, per quello che concerne lo sviluppo della città è al limite dell'indecenza, perché sono passati oltre 20 anni e non sono stati impostati discorsi di programmazione, che chiaramente hanno il loro riverbero nella situazione occupazionale».
E prosegue: «se non c'è un'inversione di tendenza la città andrà sempre peggio, per dirne una: tutta la zona industriale e artigianale risale all'ultima programmazione fatta per questa città, c'è ancora uno strumento urbanistico, il piano regolatore generale, tutt'ora vigente dopo 17 anni, che prevede il piano dei servizi, delle coste, dell'agro, turistico che non è mai stato attuato. Mancando questi strumenti non si può pensare ad una programmazione di sviluppo, per questo, insieme alle altre forze sindacali, dobbiamo diventare parte attiva confrontandoci con l'amministrazione, con le associazioni degli industriali. Siamo bloccati perché abbiamo una strumentazione che non ha visto la parte attuativa, l'occupazione va di pari passo con l'ipotesi di sviluppo di questa città».
Di Gioia precisa anche che «la situazione lavorativa è stata bloccata perché le nostre vocazioni: mare, agricoltura e turismo non sono state programmate, per questo il sindacato deve essere un pungolo per l'amministrazione».
Franco Losito, della camera sindacale della Uil, focalizza la sua attenzione su altri argomenti, pur convinto anche lui della necessità di avere un dialogo con l'amministrazione comunale.
Da subito il segretario cittadino della Uil ci tiene a precisare che «più che di Molfetta e il mondo del lavoro, parlerei dei molfettesi e il lavoro, magari tutti lavorassero nella nostra città, ma un numero elevato di lavoratori deve andare fuori. Se prendiamo, per esempio, il settore dell'edilizia sono tantissimi i lavoratori costretti a lavorare al nord se non addirittura all'estero».
E aggiunge: «con la crisi – ci dice il segretario molfettese della Uil- sono pochissime le aziende che applicano il contratto collettivo del lavoro, oppure i lavoratori vengono assunti a part time, ma poi fanno il full time».
E poi fa una disamina sulla marineria molfettese ed afferma: «tutto il settore marittimo non esiste più, se da una parte le colpe sono da attribuire ai genitori che non hanno voluto che i propri figli facessero questa attività, dall'altra l'internazionalizzazione delle imbarcazioni ha tolto dei posti di lavoro. Anche la pesca stessa ha subito un grosso tracollo da quando vi è stata la possibilità di consegnare le licenze e ricavare 400/500 mila euro, quindi Molfetta da essere la seconda flotta peschereccia ora conta pochissimi pescherecci».
Anche per il segretario Losito il mondo del lavoro molfettese non ha prospettive rosee, nonostante lo sviluppo della zona artigianale e industriale, infatti, conclude dicendo:
«questa città sta ancora dormendo, per questo con gli altri sindacati, vogliamo preparare una piattaforma per risvegliarla dal suo torpore».