"Che Dio perdona a tutti", Pif a Molfetta per presentare il suo ultimo lavoro
In tanti ieri all'incontro nella libreria "Il Ghigno"
lunedì 27 gennaio 2020
8.02
Una domenica mattina decisamente diversa dal consueto quella che ha offerto ai suoi avventori la storica libreria molfettese il Ghigno che, nella giornata del 26 gennaio, ha ospitato nella sua sede Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, celebre conduttore e autore televisivo, nonché regista ed attore, adesso nell'inedita veste di scrittore esordiente con "… Che Dio perdona a tutti", presentato appunto nell'incontro avvenuto nella nostra città.
Tema centrale del romanzo è un modo inedito e quasi provocatorio di guardare alla religione: protagonista è infatti Arturo, trentacinquenne siciliano dalla vita piuttosto semplice ed apatica, priva di qualsiasi slancio passionale. Le cose cambiano quando entra in scena Flora che, in un istante, diventa la donna dei suoi sogni. Flora è sveglia, intraprendente, ma anche molto cattolica, contrariamente ad Arturo che, come è stato definito dal suo autore, è "mediamente cristiano", nulla di più quindi di un pigro e langue attaccamento di tradizione. I due si innamorano e stanno assieme, ma quando la ragazza scopre dell'indifferenza religiosa del compagno, Arturo reagisce in modo particolare e stranamente fermo: seguirà alla lettera la parola di Dio per tre settimane, nella maniera più pedissequa e pedante possibile, aprendo naturalmente la strada ad una sequenza di eventi tra il comico ed il paradossale.
La presentazione, seguita da un folto pubblico, è stata però l'occasione di spaziare su diversi temi anche solo tangenti con il tema prettamente religioso del libro stesso, e di cui Pif è stato instancabile mattatore con il suo solito stile ironico e quasi trasognato che è la cifra di un racconto del reale solo apparentemente semplice, ma che in realtà osserva in modo asciutto ogni scandaglio della cronaca. della politica e del costume, cosa che lo ha reso celebre sin dai tempi dei programmi televisivi de "Le Iene" e soprattutto de "Il testimone".
Spazio quindi ad un flusso trascinante, divertente e coinvolgente di pensieri che sono passati dalla Sicilia e da un'educazione persino ossessiva nei suoi richiami religiosi, fino all'atteggiamento di dubbio e riflessione che porta all'agnosticismo, fino ad approdare a quella consapevolezza per cui la religione è un fatto profondamente privato, di cui ognuno di noi ha una sua singolare e particolare esperienza, ma che raggiunge dimensioni molto più diverse e sensibile se si intreccia con la politica, tale per cui non senza esagerazioni essere cristiani, al giorno d'oggi, è qualcosa di piuttosto complicato. Pif ha quindi elogiato la figura di Papa Francesco, un uomo che, al pari di molti altri, sta "cercando di andare oltre", di vedere al di là della realtà contingente, spingendo la collettività sulla linea di un qualcosa non ancora immaginato, innescando una trasformazione e una rivoluzione del mondo cattolico, come, secondo Pif, in senso laico ha fatto prima di lui Giovanni Falcone all'interno della società civile, contribuendo un po' a "cambiare il mondo".
Molti uomini hanno l'avveniristica prospettiva di voler cambiare il mondo ed alcuni, quelli che "vedono oltre", ci riescono anche, sebbene feriti, offesi, osteggiati o perseguitati. Però la battuta di Pif che resta del suo incontro con la città di Molfetta proviene dalle parole del suo amico Don Marco Pozza: anche se non riesci a cambiare il mondo, l'importante è che il mondo non riesca a cambiare te. E con la sua lucida coerenza, Pif è sicuramente sulla buona strada.
Tema centrale del romanzo è un modo inedito e quasi provocatorio di guardare alla religione: protagonista è infatti Arturo, trentacinquenne siciliano dalla vita piuttosto semplice ed apatica, priva di qualsiasi slancio passionale. Le cose cambiano quando entra in scena Flora che, in un istante, diventa la donna dei suoi sogni. Flora è sveglia, intraprendente, ma anche molto cattolica, contrariamente ad Arturo che, come è stato definito dal suo autore, è "mediamente cristiano", nulla di più quindi di un pigro e langue attaccamento di tradizione. I due si innamorano e stanno assieme, ma quando la ragazza scopre dell'indifferenza religiosa del compagno, Arturo reagisce in modo particolare e stranamente fermo: seguirà alla lettera la parola di Dio per tre settimane, nella maniera più pedissequa e pedante possibile, aprendo naturalmente la strada ad una sequenza di eventi tra il comico ed il paradossale.
La presentazione, seguita da un folto pubblico, è stata però l'occasione di spaziare su diversi temi anche solo tangenti con il tema prettamente religioso del libro stesso, e di cui Pif è stato instancabile mattatore con il suo solito stile ironico e quasi trasognato che è la cifra di un racconto del reale solo apparentemente semplice, ma che in realtà osserva in modo asciutto ogni scandaglio della cronaca. della politica e del costume, cosa che lo ha reso celebre sin dai tempi dei programmi televisivi de "Le Iene" e soprattutto de "Il testimone".
Spazio quindi ad un flusso trascinante, divertente e coinvolgente di pensieri che sono passati dalla Sicilia e da un'educazione persino ossessiva nei suoi richiami religiosi, fino all'atteggiamento di dubbio e riflessione che porta all'agnosticismo, fino ad approdare a quella consapevolezza per cui la religione è un fatto profondamente privato, di cui ognuno di noi ha una sua singolare e particolare esperienza, ma che raggiunge dimensioni molto più diverse e sensibile se si intreccia con la politica, tale per cui non senza esagerazioni essere cristiani, al giorno d'oggi, è qualcosa di piuttosto complicato. Pif ha quindi elogiato la figura di Papa Francesco, un uomo che, al pari di molti altri, sta "cercando di andare oltre", di vedere al di là della realtà contingente, spingendo la collettività sulla linea di un qualcosa non ancora immaginato, innescando una trasformazione e una rivoluzione del mondo cattolico, come, secondo Pif, in senso laico ha fatto prima di lui Giovanni Falcone all'interno della società civile, contribuendo un po' a "cambiare il mondo".
Molti uomini hanno l'avveniristica prospettiva di voler cambiare il mondo ed alcuni, quelli che "vedono oltre", ci riescono anche, sebbene feriti, offesi, osteggiati o perseguitati. Però la battuta di Pif che resta del suo incontro con la città di Molfetta proviene dalle parole del suo amico Don Marco Pozza: anche se non riesci a cambiare il mondo, l'importante è che il mondo non riesca a cambiare te. E con la sua lucida coerenza, Pif è sicuramente sulla buona strada.