Celebrata la prima giornata della memoria per le vittime sul lavoro a Molfetta

Mons. Cornacchia: «Certe morti sono come delle ferite che non si rimarginano mai»

sabato 2 marzo 2019
A cura di Matteo Diamante
Si respirava quasi aria di primavera quel maledetto 3 marzo 2008 quando la Zona Industriale di Molfetta, già prospera di aziende, venne terribilmente scossa dalla morte dei quattro operai della Truck Center insieme al suo titolare. Un dolore troppo forte che tuttavia non ha fermato il progressivo sviluppo dell'area industriale di Molfetta, fiore all'occhiello di tutta la provincia e della stessa Regione Puglia.
E, nel cuore di quell'area industriale, con un clima simile a quel 3 marzo 2008, ieri pomeriggio l'Anfiteatro Don Tonino Bello ha reso omaggio alle vittime sul lavoro. E' stata celebrata la prima giornata della memoria, fortemente voluta dall'Associazione Imprenditori Molfettesi, guidati dal Presidente Maddalena Pisani.

Ad officiare la santa messa in suffragio di tutte le vittime cadute sul posto di lavoro è stato il Vescovo Domenico Cornacchia che ha ricordato il sacrificio di padri di famiglia, fratelli, mariti, tutti lavoratori. La volontà di istituire la giornata della memoria per le morti bianche è nata all'indomani della sentenza della cassazione sul caso Truck Center che annullava le assoluzioni. «Vorrei che la mia presidenza - ha affermato proprio Maddalena Pisani - sia ricordata per aver dato luce ai ricordi, perché attraverso questi possiamo imparare ad affrontare le tante difficoltà che ogni giorno viviamo».

E' stata una cerimonia sobria, fatta di semplicità, come senza fronzoli era la vita di chi, quel marzo 2008, ha perso la vita in quella fatale cisterna. «Il lavoro serve per vivere – ha affermato il Vescovo nella sua omelia – ma troppo spesso bisogna vivere per lavorare. Preghiamo per coloro che ci governano, perché possano promulgare leggi giuste affinchè in questa zona, in questa Italia e nel mondo intero non manchi nulla per la vita fisica. Il dolore per chi ci ha lasciati, lavorando, è ancora vivo, ma vivendo nel loro ricordo possiamo tutti insieme fare ancora tanto.

Ogni volta che una vita umana viene sottratta alla famiglia o al lavoro è una ferita che si apre e che mai si rimargina».