Caso De Chirico, la replica del legale dell'indagato: «Ferite già presenti»
Per l'avvocato Montingelli «le 36 lesioni sono compatibili con quelle procuratesi da Claudia quando si è lanciata dall'auto»
mercoledì 24 gennaio 2024
In attesa della decisione da parte della giudice dell'udienza preliminare del Tribunale di Trani, Marina Chiddo, dopo la richiesta d'archiviazione della Procura della Repubblica di Trani sul caso della morte di Claudia De Chirico, arriva la replica dell'avvocato Francesco Montingelli, legale dell'unico indagato, Davide Falcetta.
Al centro sempre il caso della 24enne trovata senza vita all'alba del 22 dicembre del 2016, soffocata da un cavetto usb nel sottopasso ferroviario di Terlizzi, in via Mazzini. Era ancora vestita con gli abiti indossati durante il ricevimento nuziale a cui aveva partecipato il giorno prima insieme al proprio compagno, di Molfetta, indagato per istigazione al suicidio: la famiglia della vittima non ha mai creduto a quest'ipotesi, chiedendo e poi ottenendo più volte la riapertura delle indagini.
«Egregio Direttore,
scrivo quale difensore del sig. Davide Falcetta e faccio riferimento all'articolo apparso su sito MolfettaViva.it in data 22.01.2024 dal titolo "Immagini, messaggi e testimoni, «su Claudia un processo come tutti altri», a firma di Nicola Miccione, nel corpo del quale si lede la dignità e del mio assistito e si vìola il principio di non colpevolezza garantito dalla Costituzione.
Quanto finora descritto rappresenta in minima parte i numerosissimi elementi a favore del mio assistito. Non è questa la sede ove illustrarne altri e ove descrivere le ragioni che avrebbero spinto Claudia a porre fine alla propria esistenza. Per rispetto di tutti i protagonisti della vicenda».
Al centro sempre il caso della 24enne trovata senza vita all'alba del 22 dicembre del 2016, soffocata da un cavetto usb nel sottopasso ferroviario di Terlizzi, in via Mazzini. Era ancora vestita con gli abiti indossati durante il ricevimento nuziale a cui aveva partecipato il giorno prima insieme al proprio compagno, di Molfetta, indagato per istigazione al suicidio: la famiglia della vittima non ha mai creduto a quest'ipotesi, chiedendo e poi ottenendo più volte la riapertura delle indagini.
La replica dell'avvocato Francesco Montingelli
«Egregio Direttore,
scrivo quale difensore del sig. Davide Falcetta e faccio riferimento all'articolo apparso su sito MolfettaViva.it in data 22.01.2024 dal titolo "Immagini, messaggi e testimoni, «su Claudia un processo come tutti altri», a firma di Nicola Miccione, nel corpo del quale si lede la dignità e del mio assistito e si vìola il principio di non colpevolezza garantito dalla Costituzione.
- In data 10.02.2023 il P.M procedente richiedeva per la quarta volta (quinta, se si considera anche il procedimento contro ignoti archiviato per primo) l'archiviazione del presente procedimento per infondatezza della notizia di reato.
- In questa sede non è possibile, data la ristrettezza dello spazio concesso, illustrare gli innumerevoli elementi di prova in favore del mio assistito.
- L'ultimo supplemento istruttorio, la c.d. "superperizia" disposta dalla Procura, ha visto protagonisti tre luminari di tre branche diverse: il dott. De Fazio, medico legale; l'ing Cuomo e il prof. Gagliano Candela, tossicologo.
- Costoro, concordemente, dopo l'esame di tutti gli atti a disposizione, l'effettuazione di indagini di sopralluogo con tecnica digitale, la rilettura di tutto il materiale fotografico ed istologico disponibile, l'esame degli oggetti in sequestro giudiziario ed in particolare del cavetto usb rinvenuto annodato al collo dalla de cuius, giungevano alle seguenti conclusioni: "con "probabilità elevata, gli ultimi [istanti di] vita della de cuius possono essere così riassunti. La de cuius aveva un tasso alcolico nel sangue di 1,89 g/l che non impediva l'effettuazione di atti coordinati (sia per quantità assoluta sia per l'assunzione di un pasto completo sia per l'effettuazione di atti autolesionistici recenti); - si posizionò in prossimità del corrimano; - la postura assunta in fase pre-impiccamento dalla De Chirico Claudia era molto verosimilmente con il tronco rivolto (totalmente o parzialmente) verso Via Mazzini; - si annodò il cavetto usb con nodo semplice (sovrapposizione dei capi) a livello dell'emilato destro del collo; - si piegò anteriormente fino a raggiungere con il collo l'altezza del corrimano; - annodò i due capi liberi del cavetto al corrimano con nodo multiplo; - si lasciò andare indietro ed in basso (si lasciò andare verso terra) mettendo in tensione il cavetto e provocando l'impiccamento (atipico e incompleto) con modalità suicidaria; - si determinò così sulla regione del collo sia il solco orizzontale disegnato dall'ansa del cavetto sia quello obliquo anteriore per la compressione esercitata dal capo anteriore del medesimo cavetto; - il capo della de cuius, che era comunque molto vicino al corrimano, per il peso, si reclinò verso destra (inclinazione forzata); - quando il cavetto fu reciso il cadavere subì una torsione del tronco e, per la presenza del muro retrostante, rimase in posizione accovacciata; - lo studio sperimentale della lunghezza del cavetto usb in sequestro con materiali riproducenti la circonferenza del collo della de cuius e l'annodamento ad un tubo riproducente il corrimano di via Mazzini in Terlizzi ha dato esito positivo di compatibilità".
- Di fatto, il Collegio dei consulenti del PM confermava le conclusioni cui concordemente erano giunti sia la dott.ssa Moselli, primo ausiliario della Procura, sia il prof. Solarino (soprattutto con riferimento all'analisi, da costui effettuata, della traccia e del solco lasciati dal cavetto annodato attorno al collo e la sua compatibilità con l'azione suicidaria ipotizzata).
- Questa difesa ha contestato, punto per punto, con tanto di riscontri documentali e audio le (infondate) accuse di lesioni a carico del mio Assistito fornendo una lettura diversa (questa volta corroborata da elementi obiettivi) dei messaggi audio. Tali messaggi audio non sono assolutamente una novità, avendoli il sottoscritto prodotti spontaneamente circa 5 anni or sono.
- Anche per le 36 lesioni rinvenute sul corpo, i medici legali intervenuti che hanno ispezionato il cadavere di Claudia, tutti professori universitari o di chiara fama nazionale ed internazionale, forniscono una spiegazione logico-scientifica. Di tutte le 36 lesioni, ritenendole compatibili con quelle procuratesi da Claudia ogni volta che quella notte si è lanciata dalla vettura in movimento.
Quanto finora descritto rappresenta in minima parte i numerosissimi elementi a favore del mio assistito. Non è questa la sede ove illustrarne altri e ove descrivere le ragioni che avrebbero spinto Claudia a porre fine alla propria esistenza. Per rispetto di tutti i protagonisti della vicenda».