Caparezza e la canzone "Come Pripyat", metafora involontaria del conflitto in Ucraina

Il visionario video musicale è online da ieri ma il brano è dello scorso anno

venerdì 4 marzo 2022 0.22
Da ieri è online il video musicale di "Come Pripyat", canzone di Caparezza realizzata nel 2021 ma con un tema e uno sviluppo della clip che appare visionario a posteriori, essendo ambientato proprio in Ucraina nella città fantasma di Pripyat, situata nei pressi del confine tra Ucraina e Bielorussia. Il centro è stata abbandonata dopo il disastro nucleare avvenuto nel 1986 nella vicina centrale di Černobyl', che dista circa 2 km dall'ex zona abitata, e si trova all'interno dell'area di alienazione.

La città, per giunta, è caduta nelle mani delle forze russe il 24 febbraio 2022, durante la crisi russo-ucraina in corso. L'artista di Molfetta ha illustrato qualche aspetto di questo brano sul proprio profilo Instagram: "Questa canzone parla di mutazione e di spaesamento. Racconta la mia solitudine in una realtà che, trasformandosi, ha disatteso ogni aspettativa. Qualche anno fa ero convinto di parlare al mondo, oggi mi sembra di parlare a vuoto, un vuoto che trova nella città fantasma di Pripyat la metafora perfetta".

"Per realizzare il video, io e il regista Fabrizio Conte, ci siamo avvalsi dell'aiuto e dell'esperienza di "Ascosi Lasciti", un'associazione per appassionati di urbex (urban exploration, per intenderci l'esplorazione di luoghi abbandonati, con tutto il fascino che la decadenza può suscitare). I ragazzi di Ascosi Lasciti hanno pianificato per noi un tragitto di 3 giorni, durante i quali ho visitato i luoghi abbandonati e decadenti che vedrete nel video. Ovviamente la canzone (pubblicata l'anno scorso) e il video (programmato 2 mesi fa) non si riferiscono in alcun modo ai conflitti in corso".

La canzone rientra nell'album "Exuvia" che da da giugno sarà protagonista del tour estivo di Michele Salvemini. Si tratta dunque di un lavoro che appare del tutto visionario alla luce delle drammatiche immagini che ormai da giorni vediamo quotidianamente dai giornalisti presenti nella terra invasa dai russi.