Calcio femminile nella bufera, l’impegno del sindaco Natalicchio.

Domani flash mob in villa comunale

sabato 16 maggio 2015 7.21
A cura di Maria Marino
Sono ore di bufera quelle che sta attraversando il calcio femminile italiano. Secondo il verbale di una assemblea, infatti, Felice Bololli, numero uno della Lega nazionale dilettanti, avrebbe dichiarato «Basta dare soldi a queste quattro lesbiche».
Giornali e telegiornali ne stanno parlando, tantissimi stanno chiedendo le dimissioni e le scuse pubbliche del presidente che avrebbe non soltanto avuto un comportamento omofobo ma anche non super partes come richiesto.

E' di poche ore fa la presa di posizione del sindaco Natalicchio, anche alla luce del ruolo di città europea dello sport che Molfetta avrà nel 2016.
«Mi impegno, come sindaco di una città europea dello sport, a programmare da subito un grande evento di calcio femminile nella nostra città che costituisca una sdegnata reazione a queste parole vergognose di un uomo assolutamente non all'altezza del suo ruolo - commenta il primo cittadino - ho giocato a calcio a 5 dai miei 15 ai miei 20 anni. Ho imparato sul campo molte cose che mi sono servite nella vita, come sempre accade quando si fa sport. Le dichiarazioni di Belloli non solo sono gravemente omofobe e offensive nei confronti di un movimento sportivo crescente nel Paese, costituito da 12 mila atlete che lavorano duro non meno di Pirlo e di Totti (pur essendo tesserate sempre come "dilettanti", a differenza degli uomini, e quindi senza Enpals, né contratto nazionale né Tfr) ma sono anche sessiste e tremendamente retrograde», conclude la Natalicchio.

Risultato: domani, domenica 17 maggio alle 11.30, nella villa comunale ci sarà un flash mob. Un grande torello collettivo per dare insieme un calcio all'omofobia e un cartellino rosso nei confronti delle parole del presidente Belloli. Prevista la prsenza delle giocatrici molfetetsi (Porta, Boccanegra, Pati, Annese. E la scelta della giornata non è casuale: è la giornata internazionale contro l'omofobia e la transfobia.