Calci, pugni e coltellate fra ex coniugi. Lei assolta, lui condannato
I fatti risalgono al 2023: la donna, 37enne, è stata scagionata da tutte le accuse, l'uomo, 44enne, dovrà scontare 1 anno
martedì 18 giugno 2024
9.12
Una lite, sfociata in violenza, fra marito e moglie, scoppiata in casa e sedata dall'intervento dei Carabinieri che hanno sequestrato un coltello con una lama da 12 centimetri. L'episodio, però, è finito in Tribunale: i reati contestati ai due imputati - anche persone offese - sono di violenza privata e lesioni personali aggravate.
Dai quali il marito, un 44enne del posto già sottoposto alla misura cautelare personale dell'allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento alla persona offesa e ai luoghi da lei frequentati, «escluse le aggravanti e riuniti i fatti sotto il vincolo della continuazione», è stato condannato il 7 giugno scorso dalla sezione penale del Tribunale di Trani (giudice Sara Pedone) ad 1 anno di carcere, oltre al pagamento delle spese processuali e dei danni patiti dalla parte civile.
La ex moglie, invece, 37enne, madre di tre figli minori e anch'essa sottoposta al divieto di avvicinamento alla persona offesa e ai luoghi dalla stessa frequentati, è stata assolta dal reato di lesioni personali aggravate per «non avere commesso il fatto» e da quello di violenza privata «perché il fatto non sussiste». Denunce e controdenunce. Nella guerra penale tra gli ex coniugi, la donna, assistita dall'avvocato Apollonia Gadaleta, s'è costituita parte civile nel processo di primo grado.
I fatti risalgono all'8 giugno 2023, quando l'uomo, «durante un litigio nella casa coniugale, minacciava la moglie di un ingiusto danno usando un coltello, dapprima dicendo che avrebbe bucato le ruote della loro vettura, poi costringeva la moglie a non uscire di casa, afferrandola e buttandola sul lettino». E quando la donna avrebbe cercato invano di disarmarlo, l'uomo la minacciava puntandole addosso il coltello e procurandole delle ferite sul fianco e sul collo» guaribili in 20 giorni.
Pure la donna è finita sul banco degli imputati perché, durante lo stesso litigio, «spingeva il marito sulla porta d'ingresso della casa e ne staccava la maniglia per impedirgli di uscire, colpiva l'uomo con un pugno in faccia e poi impugnava un coltello e iniziava a punzecchiarlo sulla parte destra del corpo». E non solo: «dopo aver recuperato una doga del letto, la utilizzava per battere sulla testa del marito, quindi l'uomo cercava di disarmarla, ma riceveva dei calci in faccia», è scritto.
Racconti «differenti», secondo gli inquirenti, ma che hanno messo in luce «l'aggressività dei protagonisti». Con la sentenza di assoluzione, la giudice ha dichiarato «la cessazione delle misure cautelari personali cui è sottoposta l'imputata». Il coltello è stato confiscato, mentre le motivazioni saranno rese note in 15 giorni.
Dai quali il marito, un 44enne del posto già sottoposto alla misura cautelare personale dell'allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento alla persona offesa e ai luoghi da lei frequentati, «escluse le aggravanti e riuniti i fatti sotto il vincolo della continuazione», è stato condannato il 7 giugno scorso dalla sezione penale del Tribunale di Trani (giudice Sara Pedone) ad 1 anno di carcere, oltre al pagamento delle spese processuali e dei danni patiti dalla parte civile.
La ex moglie, invece, 37enne, madre di tre figli minori e anch'essa sottoposta al divieto di avvicinamento alla persona offesa e ai luoghi dalla stessa frequentati, è stata assolta dal reato di lesioni personali aggravate per «non avere commesso il fatto» e da quello di violenza privata «perché il fatto non sussiste». Denunce e controdenunce. Nella guerra penale tra gli ex coniugi, la donna, assistita dall'avvocato Apollonia Gadaleta, s'è costituita parte civile nel processo di primo grado.
I fatti risalgono all'8 giugno 2023, quando l'uomo, «durante un litigio nella casa coniugale, minacciava la moglie di un ingiusto danno usando un coltello, dapprima dicendo che avrebbe bucato le ruote della loro vettura, poi costringeva la moglie a non uscire di casa, afferrandola e buttandola sul lettino». E quando la donna avrebbe cercato invano di disarmarlo, l'uomo la minacciava puntandole addosso il coltello e procurandole delle ferite sul fianco e sul collo» guaribili in 20 giorni.
Pure la donna è finita sul banco degli imputati perché, durante lo stesso litigio, «spingeva il marito sulla porta d'ingresso della casa e ne staccava la maniglia per impedirgli di uscire, colpiva l'uomo con un pugno in faccia e poi impugnava un coltello e iniziava a punzecchiarlo sulla parte destra del corpo». E non solo: «dopo aver recuperato una doga del letto, la utilizzava per battere sulla testa del marito, quindi l'uomo cercava di disarmarla, ma riceveva dei calci in faccia», è scritto.
Racconti «differenti», secondo gli inquirenti, ma che hanno messo in luce «l'aggressività dei protagonisti». Con la sentenza di assoluzione, la giudice ha dichiarato «la cessazione delle misure cautelari personali cui è sottoposta l'imputata». Il coltello è stato confiscato, mentre le motivazioni saranno rese note in 15 giorni.