Bombe carta contro la casa di d'Ingeo. Archiviate le indagini su un 23enne

Sotto accusa c’era Fabio De Candia: il gip di Trani ha rigettato l'opposizione dell'attivista alla richiesta d'archiviazione

giovedì 12 novembre 2020
Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trani, Lucia Anna Altamura, ha disposto l'archiviazione per Fabio De Candia, «il cui nome, in passato - spiega il suo avvocato, Mauro Palma -, è stato accostato agli attentati dinamitardi, a scopo intimidatorio, subiti da Matteo d'Ingeo», il 1 marzo e il 16 giugno 2018.

E «per tali fatti De Candia (molfettese di 23 anni, ndr) è stato denunciato dallo stesso d'Ingeo», scrive l'avvocato, in una nota giunta in redazione. La Procura della Repubblica di Trani ha svolto accuratissime indagini, ad ampio spettro, conclusesi con una richiesta d'archiviazione a cui il coordinatore cittadino del movimento civico Liberatorio Politico, «esercitando una sua legittima facoltà - aggiunge Palma -, ha proposto opposizione alla stessa richiesta di archiviazione».

Il 30 ottobre scorso, il giudice si è pronunciato proprio su quella opposizione, rigettandola, «e confermando dunque il giudizio della Procura della Repubblica di Trani - rimarca il legale - in ordine all'insussistenza di prove a carico di De Candia». A questo punto, «qualunque tentativo di accostare il mio assistito ai gravi fatti di cronaca denunciati da d'Ingeo - sottolinea - si rivelerebbe quanto meno azzardato, certamente passibile di una legittima reazione in sede giudiziaria».

«Tanto dovevo - conclude Palma - per contribuire a rendere la cronaca giudiziaria, su fatti di così grave allarme sociale, più esaustiva e corretta possibile». E per un tassello che si aggiunge, altri spariscono. Una pagina si scrive, un'altra va strappata. E quella storia continua a restare senza colpevoli né risposte.

Il commento di Matteo d'Ingeo

Nei fatti permangono le risposte ai tanti interrogativi, mentre chi ha posizionato quegli ordigni dinamitardi resta ancora senza volto. Ed ancora: chi ha armato la mano degli esecutori materiali per poi nascondere abilmente la propria? Tutte domande ancora prive di risposta.

Anche nella giornata di ieri, sino al pomeriggio, abbiamo provato a contattare il responsabile cittadino del Liberatorio Politico, senza successo: nonostante il suo cellulare risulti acceso, continua a squillare a vuoto.