Bomba in un cantiere a Molfetta, indagini a tappeto
Colpito un edificio in costruzione fra via Pertini e strada vicolo Favale. Silenzio granitico in città
martedì 3 agosto 2021
15.37
Un ordigno è stato fatto esplodere il 23 luglio scorso, anche se la notizia è trapelata soltanto nelle ultime ore, a Molfetta, all'interno di un cantiere edile fra via Pertini e strada vicolo Favale, a Ponente. Un chiaro atto intimidatorio: la deflagrazione ha provocato vari danni strutturali, come il danneggiamento di un muro.
Silenzio granitico da parte dei Carabinieri della locale Compagnia che dovranno fare luce sull'episodio. Al momento non si esclude nessuna ipotesi: dalla bravata all'avvertimento nei confronti del proprietario del cantiere (all'interno sorgeranno appartamenti di nuova costruzione, nda) che, però, ha affermato di non aver mai avuto intimidazioni. L'ipotesi più accreditata da parte degli inquirenti, che non escludono alcuna pista, è quella che dietro possa nascondersi l'ombra del racket.
Non è la prima volta che a Molfetta si registrano episodi di questo tipo: nel 2018 un imprenditore edile s'è visto prima i vetri dell'auto completamente distrutti, poi, alcuni giorni dopo, crivellato il suo fuoristrada da altri colpi di pistola. Alla minaccia armata era seguita una richiesta estorsiva. In ultimo, sempre nel 2018, ci fu un altro tentativo di estorsione. Al rifiuto dell'imprenditore seguì l'esplosione, sulla soglia della sede della società di costruzioni, di un potente ordigno rudimentale.
Il tema, contrastato efficacemente dai militari, che per quegli episodi, attraverso un'indagine accurata sia telematica che attraverso i filmati di videosorveglianza, hanno arrestato i presunti responsabili, è di estrema attualità, tanto che Renato De Scisciolo s'è detto preoccupato: «In quest'ultimo periodo la criminalità si sta riorganizzando, in particolare nelle province di Bari e di Barletta, Andria e Trani, ma sono ancora molti gli imprenditori che non hanno il coraggio di denunciare».
L'imperativo, però, in un periodo di crisi generato anche dalla pandemia, è di tenere sotto stretta osservazione le imprese, soprattutto le medio-piccole, che stanno morendo asfissiate da mancanza di liquidità e di stasi del mercato. «Abbiamo constatato come le organizzazioni criminali - dice il vice presidente nazionale della Federazione delle Associazioni Antiracket e Antiusura Italiane - tendono ad approfittare della crisi di liquidità innescata dal Covid-19 e dall'emergenza in corso».
E questo rischio non va sottovalutato: un abbraccio agli imprenditori in difficoltà può all'inizio risultare conveniente, ma poi diventa mortale. Di qui l'appello di De Scisciolo a «denunciare gli estortori, lo Stato non vi abbandonerà: chi denuncia sarà tutelato». In caserma, intanto, bocche cucite perché l'indagine è in corso.
Silenzio granitico da parte dei Carabinieri della locale Compagnia che dovranno fare luce sull'episodio. Al momento non si esclude nessuna ipotesi: dalla bravata all'avvertimento nei confronti del proprietario del cantiere (all'interno sorgeranno appartamenti di nuova costruzione, nda) che, però, ha affermato di non aver mai avuto intimidazioni. L'ipotesi più accreditata da parte degli inquirenti, che non escludono alcuna pista, è quella che dietro possa nascondersi l'ombra del racket.
Non è la prima volta che a Molfetta si registrano episodi di questo tipo: nel 2018 un imprenditore edile s'è visto prima i vetri dell'auto completamente distrutti, poi, alcuni giorni dopo, crivellato il suo fuoristrada da altri colpi di pistola. Alla minaccia armata era seguita una richiesta estorsiva. In ultimo, sempre nel 2018, ci fu un altro tentativo di estorsione. Al rifiuto dell'imprenditore seguì l'esplosione, sulla soglia della sede della società di costruzioni, di un potente ordigno rudimentale.
Il tema, contrastato efficacemente dai militari, che per quegli episodi, attraverso un'indagine accurata sia telematica che attraverso i filmati di videosorveglianza, hanno arrestato i presunti responsabili, è di estrema attualità, tanto che Renato De Scisciolo s'è detto preoccupato: «In quest'ultimo periodo la criminalità si sta riorganizzando, in particolare nelle province di Bari e di Barletta, Andria e Trani, ma sono ancora molti gli imprenditori che non hanno il coraggio di denunciare».
L'imperativo, però, in un periodo di crisi generato anche dalla pandemia, è di tenere sotto stretta osservazione le imprese, soprattutto le medio-piccole, che stanno morendo asfissiate da mancanza di liquidità e di stasi del mercato. «Abbiamo constatato come le organizzazioni criminali - dice il vice presidente nazionale della Federazione delle Associazioni Antiracket e Antiusura Italiane - tendono ad approfittare della crisi di liquidità innescata dal Covid-19 e dall'emergenza in corso».
E questo rischio non va sottovalutato: un abbraccio agli imprenditori in difficoltà può all'inizio risultare conveniente, ma poi diventa mortale. Di qui l'appello di De Scisciolo a «denunciare gli estortori, lo Stato non vi abbandonerà: chi denuncia sarà tutelato». In caserma, intanto, bocche cucite perché l'indagine è in corso.