Banchina San Domenico "centro del mondo" con Manu Chao
Raggae, folk, suoni e colori. Settemila persone per una notte indimenticabile
martedì 28 luglio 2015
7.32
Un'esplosione di musica. Di ritmo. Di colori e suoni. Note che partono dal virtuosismo di una chitarra e si arricchiscono tra trombe e batteria e un microfono battuto ripetutamente sul petto a dare voce anche al battito del cuore.
E' una notte indimenticabile quella che Manu Chao ha regalato a Molfetta. Più di due ore di sonorità reggae, folk, latinoamericane, così evocative da entrare dentro per non abbandonarti più e farti lasciare andare a immagini e pensieri.
Da "Me gustas tu", con un nuovo arrangiamento, fino a a "Welcome to Tijuana" e "Clandestino", solo per citare alcuni dei pezzi che hanno dato l'anima a una Banchina San Domenico che attendeva un evento di caratura così internazionale dai tempi di Sting.
Nel mentre, tutto il cosmopolitismo, musicale e di pensiero, di un artista che non potrebbe non essere esattamente così come si presenta al suo pubblico (non solo giovani, ma anche tantissimi adulti): nato a Parigi da genitori spagnoli in esilio dopo essere scappati al franchismo, inizia nella periferia di Parigi prima di fondare i "Mano Negra", rockband degli anni '80. Poi spazio a una nuova avventura a Barcellona, altre sonorità, altre ispirazioni. Singolare la collaborazione con Adriano Celentano: nel 2003, incidono "La manifestazione", brano rimasto inedito fino al 2011 quando il "molleggiato" lo incide di nuovo in collaborazione con Jovanotti, Giuliano Sangiorgi, leader dei Negramaro e Franco Battiato.
Prima del concerto sul palco si sono alternate le realtà musicali locali più vicine allo stile di Manu Chao: gli emergenti K-ant Combolution ed A Tea With Alice, gli storici e coinvolgenti Municipale Balcanica e Chop Chop Band, ed il dancehall reggae di Shanti Crew e South Love Vibration.
Infine, un pensiero e un grande applauso si è levato al cielo ricordando le morti sul lavoro, da ultime quelle della tragedia di Modugno.
E' una notte indimenticabile quella che Manu Chao ha regalato a Molfetta. Più di due ore di sonorità reggae, folk, latinoamericane, così evocative da entrare dentro per non abbandonarti più e farti lasciare andare a immagini e pensieri.
Da "Me gustas tu", con un nuovo arrangiamento, fino a a "Welcome to Tijuana" e "Clandestino", solo per citare alcuni dei pezzi che hanno dato l'anima a una Banchina San Domenico che attendeva un evento di caratura così internazionale dai tempi di Sting.
Nel mentre, tutto il cosmopolitismo, musicale e di pensiero, di un artista che non potrebbe non essere esattamente così come si presenta al suo pubblico (non solo giovani, ma anche tantissimi adulti): nato a Parigi da genitori spagnoli in esilio dopo essere scappati al franchismo, inizia nella periferia di Parigi prima di fondare i "Mano Negra", rockband degli anni '80. Poi spazio a una nuova avventura a Barcellona, altre sonorità, altre ispirazioni. Singolare la collaborazione con Adriano Celentano: nel 2003, incidono "La manifestazione", brano rimasto inedito fino al 2011 quando il "molleggiato" lo incide di nuovo in collaborazione con Jovanotti, Giuliano Sangiorgi, leader dei Negramaro e Franco Battiato.
Prima del concerto sul palco si sono alternate le realtà musicali locali più vicine allo stile di Manu Chao: gli emergenti K-ant Combolution ed A Tea With Alice, gli storici e coinvolgenti Municipale Balcanica e Chop Chop Band, ed il dancehall reggae di Shanti Crew e South Love Vibration.
Infine, un pensiero e un grande applauso si è levato al cielo ricordando le morti sul lavoro, da ultime quelle della tragedia di Modugno.