Baby gang, un problema comune. Minervini: «Fenomeno diffuso in tutte le città»

Il sindaco promette di «monitorare il fenomeno dal lato delle forze dell'ordine e della socialità. Ma le famiglie devono fare la loro parte»

venerdì 14 ottobre 2022 9.03
A cura di Nicola Miccione
A Molfetta quelli che assediano il centro sono veri e propri gruppi criminali giovanili, capaci di aggressioni violente, come quella - a colpi di pietre - ai danni di una 60enne residente in via Mazzara. Qualcosa di più delle baby gang, un fenomeno più ampio che, dopo due anni di pandemia, richiede un approccio differente.

«Il fenomeno di questi bulli - dice Tommaso Minervini, sindaco e educatore professionale - è diffuso in tutte le città (a Bitonto il titolare di una norcineria è stato minacciato di morte, aggredito, picchiato e alla fine ha deciso di mollare). A Molfetta stiamo monitorando il fenomeno sia dal lato delle forze dell'ordine che della socialità. Sia negli istituti scolastici con il servizio di psicologia. Ma le famiglie devono fare la loro parte educativa senza la quale ogni sforzo viene vanificato».

Le cronache e i soli dati degli ultimi due mesi confermano un trend di reati minorili in crescita come certificato dall'aggressione di via Mazzara (dove una donna, il 7 ottobre scorso, è stata presa a sassate da una banda di sei giovani) e quella, più grave, avvenuta in piazza Moro il 25 agosto scorso quando quattro ragazzi - senza una valida motivazione - aggredirono vigliaccamente alle spalle un senzatetto e lo colpirono a calci facendolo cadere a terra, prima di dileguarsi a piedi.

«È da anni - prosegue Minervini - che vado affermando l'abnorme crescita dei comportamenti di patologia antisociale. Un fenomeno che ho monitorato per oltre 40 anni di attività professionale. Fenomeni che colpiscono vieppiù gli adolescenti in contesti socio familiari "malati". Fenomeno che chiama le famiglie, la scuola, le parrocchie e le istituzioni ad accendere i riflettori sui comportamenti per individuare i campanelli d'allarme di tali disturbi dei loro comportamenti antisociali».

Da più di dieci anni, poi, ci portiamo dietro un malessere e una sofferenza giovanile che adesso, dopo due anni di pandemia, di didattica a distanza, di mancanza di socialità, di divieti d'assembramento, sta sfociando in una violenza sempre più diffusa. «È il fallimento della società», fu il commento di Minervini dopo quanto accaduto in piazza Moro. «I Carabinieri - dice - sono all'opera per individuare i protagonisti, ma il tessuto sociale di quelle famiglie deve interrogare se stesso».

La speranza di Minervini è che quelle famiglie collaborino «nell'individuazione dei colpevoli. È importante che ognuno faccia la sua parte». E che nessuno volti la testa. Proprio come avvenuto in via Mazzara: «Il fatto che altre persone diano esempi di civiltà è la cifra di una comunità non succube, ma reattiva e positiva».