Area mercatale: la gara «fu truccata per affidare direttamente l'appalto»
11 le persone finite nel mirino della Procura della Repubblica di Trani. Tra queste il sindaco Minervini e l'ex assessore Caputo
sabato 23 luglio 2022
10.30
Una gara, quella per la riqualificazione dell'area mercatale di Molfetta, «truccata - è la tesi dei pubblici ministeri titolari dell'inchiesta, Giuseppe Francesco Aiello e Francesco Tosto, per affidare direttamente l'appalto», dopo che la ditta che precedentemente si era aggiudicata l'appalto per i lavori, aveva lasciato il cantiere.
L'ennesimo terremoto giudiziario che ieri si è abbattuto su Molfetta vede coinvolte 11 persone, tra politici, esponenti della pubblica amministrazione e imprenditori, accusate a vario titolo di frode in pubbliche forniture, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente e di falso. Al centro dell'inchiesta della Guardia di Finanza, l'area di via monsignor Bello, a Ponente, oggetto di una riqualificazione: i militari hanno apposto i sigilli, eseguendo un decreto di sequestro probatorio.
Si tratta di un'area all'interno della quale sarebbe dovuto sorgere il mercato locale. Tutto nasce - i fatti contestati risalgono al periodo compreso tra agosto 2020 e giugno 2021 - da una delibera della giunta comunale di Molfetta, la n. 337 del 12 dicembre 2018 (a firma dell'allora assessore ai Lavori Pubblici, Mariano Caputo, e dell'allora dirigente del settore Ambiente Vincenzo Balducci) di approvazione del progetto esecutivo dei lavori dell'area, redatto dall'ingegnere Vincenzo Zaza.
«L'importo del quadro economico (QTE) in cui in delibera - si legge agli atti dell'inchiesta - alla cui seduta di approvazione presenziavano, tra gli altri, gli indagati Tommaso Minervini e Mariano Caputo, risultava essere pari a complessivi 745.544,28 euro. Nel quadro economico - è scritto ancora - oltre alla succitata somma utile alla copertura finanziaria di tutti i lavori d'appalto, venivano indicati ulteriori 154.455,72 euro sotto la voce "somme a disposizione dell'amministrazione"».
Dopo la procedura a evidenza pubblica e i lavori furono affidati alla s.r.l.s. Palazzo Costruzioni di Brindisi, «verso il corrispettivo di 527.212,07 euro comprensivi di Iva (ribasso del -29,825%)», mentre nel quadro economico dell'atto dirigenziale di aggiudicazione «veniva riportata la somma di 222.787,92 euro sotto la voce "somme a disposizione dell'amministrazione", maggiore di quella indicata nel quadro economico di cui alla delibera di approvazione del progetto esecutivo».
Il 21 gennaio 2021, inoltre, la stazione appaltante «consegnava il cantiere alla ditta appaltatrice nel quale si dava atto che "l'area su cui devono eseguirsi i lavori è libera da persone e cose, che lo stato attuale è tale da non impedire l'avvio e la prosecuzione dei lavori"». I militari, invece, hanno scoperto che nell'area, in particolare nel sottosuolo, giaceva «una discarica incontrollata di rifiuti» che la ditta ha smaltito, sopportando enormi costi per l'estrazione e il suo conferimento in discarica.
Apertosi quindi un contenzioso tra la ditta ed il Comune di Molfetta, «la stazione appaltante decideva di stipulare un contratto di transazione concluso, sulla base dell'ipotesi investigativa, senza rispettare - è scritto agli atti dell'inchiesta che ha riportato Molfetta alla ribalta nazionale - le norme sostanziali e procedurali del codice dei contratti pubblici, così versando all'appaltatrice l'intero corrispettivo per l'opera inizialmente appaltata, nonostante i lavori non siano mai terminati».
Politici ed imprenditori a braccetto. Contestualmente, «i pubblici amministratori locali hanno affidato i lavori di realizzazione dell'opera originaria ad un'altra ditta, aggiudicataria di una gara d'appalto per il rifacimento delle strade cittadine, senza una autonoma gara di appalto»: le opere di pavimentazione di parte dell'area di sedime sono state realizzate, «previo affidamento diretto in violazione di legge», all'Ati Sipa-Siles, risultata vincitrice della gara per la bitumazione delle strade.
La giunta ha approvato un ulteriore progetto di completamento dei lavori dell'area mercatale; stando all'importo stanziato in delibera (altri 700mila euro) «il costo dei lavori è aumentato notevolmente rispetto all'originaria progettazione». Per gli indagati - 11, il sindaco Tommaso Minervini e gli ex assessori Mariano Caputo e Antonio Ancona (quest'ultimo risponde di un capo di imputazione) - l'accusa ha ipotizzato i reati di frode nelle pubbliche forniture, turbata libertà di scelta del contraente e falso.
«Gli esiti dell'attività d'indagine - si legge in una nota - costituiscono un'ulteriore testimonianza del costante presidio della legalità al fine di salvaguardare, ancor più incisivamente nell'attuale momento, l'integrità dei bilanci pubblici e il corretto impiego delle risorse destinate al sostegno delle fasce deboli della collettività».
L'ennesimo terremoto giudiziario che ieri si è abbattuto su Molfetta vede coinvolte 11 persone, tra politici, esponenti della pubblica amministrazione e imprenditori, accusate a vario titolo di frode in pubbliche forniture, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente e di falso. Al centro dell'inchiesta della Guardia di Finanza, l'area di via monsignor Bello, a Ponente, oggetto di una riqualificazione: i militari hanno apposto i sigilli, eseguendo un decreto di sequestro probatorio.
Si tratta di un'area all'interno della quale sarebbe dovuto sorgere il mercato locale. Tutto nasce - i fatti contestati risalgono al periodo compreso tra agosto 2020 e giugno 2021 - da una delibera della giunta comunale di Molfetta, la n. 337 del 12 dicembre 2018 (a firma dell'allora assessore ai Lavori Pubblici, Mariano Caputo, e dell'allora dirigente del settore Ambiente Vincenzo Balducci) di approvazione del progetto esecutivo dei lavori dell'area, redatto dall'ingegnere Vincenzo Zaza.
«L'importo del quadro economico (QTE) in cui in delibera - si legge agli atti dell'inchiesta - alla cui seduta di approvazione presenziavano, tra gli altri, gli indagati Tommaso Minervini e Mariano Caputo, risultava essere pari a complessivi 745.544,28 euro. Nel quadro economico - è scritto ancora - oltre alla succitata somma utile alla copertura finanziaria di tutti i lavori d'appalto, venivano indicati ulteriori 154.455,72 euro sotto la voce "somme a disposizione dell'amministrazione"».
Dopo la procedura a evidenza pubblica e i lavori furono affidati alla s.r.l.s. Palazzo Costruzioni di Brindisi, «verso il corrispettivo di 527.212,07 euro comprensivi di Iva (ribasso del -29,825%)», mentre nel quadro economico dell'atto dirigenziale di aggiudicazione «veniva riportata la somma di 222.787,92 euro sotto la voce "somme a disposizione dell'amministrazione", maggiore di quella indicata nel quadro economico di cui alla delibera di approvazione del progetto esecutivo».
Il 21 gennaio 2021, inoltre, la stazione appaltante «consegnava il cantiere alla ditta appaltatrice nel quale si dava atto che "l'area su cui devono eseguirsi i lavori è libera da persone e cose, che lo stato attuale è tale da non impedire l'avvio e la prosecuzione dei lavori"». I militari, invece, hanno scoperto che nell'area, in particolare nel sottosuolo, giaceva «una discarica incontrollata di rifiuti» che la ditta ha smaltito, sopportando enormi costi per l'estrazione e il suo conferimento in discarica.
Apertosi quindi un contenzioso tra la ditta ed il Comune di Molfetta, «la stazione appaltante decideva di stipulare un contratto di transazione concluso, sulla base dell'ipotesi investigativa, senza rispettare - è scritto agli atti dell'inchiesta che ha riportato Molfetta alla ribalta nazionale - le norme sostanziali e procedurali del codice dei contratti pubblici, così versando all'appaltatrice l'intero corrispettivo per l'opera inizialmente appaltata, nonostante i lavori non siano mai terminati».
Politici ed imprenditori a braccetto. Contestualmente, «i pubblici amministratori locali hanno affidato i lavori di realizzazione dell'opera originaria ad un'altra ditta, aggiudicataria di una gara d'appalto per il rifacimento delle strade cittadine, senza una autonoma gara di appalto»: le opere di pavimentazione di parte dell'area di sedime sono state realizzate, «previo affidamento diretto in violazione di legge», all'Ati Sipa-Siles, risultata vincitrice della gara per la bitumazione delle strade.
La giunta ha approvato un ulteriore progetto di completamento dei lavori dell'area mercatale; stando all'importo stanziato in delibera (altri 700mila euro) «il costo dei lavori è aumentato notevolmente rispetto all'originaria progettazione». Per gli indagati - 11, il sindaco Tommaso Minervini e gli ex assessori Mariano Caputo e Antonio Ancona (quest'ultimo risponde di un capo di imputazione) - l'accusa ha ipotizzato i reati di frode nelle pubbliche forniture, turbata libertà di scelta del contraente e falso.
«Gli esiti dell'attività d'indagine - si legge in una nota - costituiscono un'ulteriore testimonianza del costante presidio della legalità al fine di salvaguardare, ancor più incisivamente nell'attuale momento, l'integrità dei bilanci pubblici e il corretto impiego delle risorse destinate al sostegno delle fasce deboli della collettività».