Arciconfraternita della Morte, la diocesi di Molfetta: «Non abbiamo nulla da dire»

L'ufficio Comunicazioni Sociali interviene sul caso delle immagini delle statue restaurate della Pietà svanite nel nulla

mercoledì 20 marzo 2024 9.10
A cura di La Redazione
Chiude definitivamente la porta alle polemiche a pochi giorni dalla Settimana Santa. La diocesi di Molfetta, Ruvo, Giovinazzo e Terlizzi, alla domanda dei cronisti, non si sottrae al commento sul caso della documentazione fotografica del restauro delle statue della Pietà svanita nel nulla. «Ma non c'è niente da dire», spiega.

«Noi non abbiamo intenzione di commentare la vicenda, in quanto la stessa riguarda due soggetti privati e non ha nulla a che vedere con l'Arciconfraternita della Morte», quella della Morte dal Sacco Nero. L'ufficio diocesano per le Comunicazioni Sociali si riferisce alla diatriba sulle immagini ritraenti le sacre statue - quella dell'Addolorata e le sei statue in cartapesta, opere dello scultore locale Giulio Cozzoli, culminanti nella Pietà - e la richiesta all'ex priore di entrarne in possesso.

Quest'ultimo, infatti, dopo essersi sentito offeso nella sua reputazione in una missiva in cui viene invitato a restituire il materiale, «ove ne fosse in possesso», si è rivolto ai Carabinieri. E la vicenda è finita in Tribunale, mentre accusa e difesa, in attesa dell'udienza del 18 aprile, non si sottraggono al dovere di spiegare i fatti.

L'accusa di Tommaso Poli


«Non intendo rilasciare alcuna dichiarazione in merito alla vicenda, che qualcuno ha voluto portare agli onori della cronaca. Non condivido affatto, insieme al mio cliente, il maldestro tentativo di trascinare la nobile Arciconfraternita della Morte in una vicenda processuale tra privati, né di coinvolgere, cosa che invece è stata fatta dagli imputati, continuamente estranei e i media.

Esiste un processo penale che, a questo punto, dovrà fare il suo corso naturale. Tengo però a ribadire che l'Arciconfraternita della Morte non è assolutamente parte del processo in corso, in nessuna veste, perché giammai il mio assistito ha inteso coinvolgere l'Arciconfraternita, e tantomeno la Diocesi, in questa vicenda privata, nella quale egli è costituito parte civile, nei confronti dei tre imputati, perché vittima di diffamazione reiterata».

La difesa di Felice Petruzzella


«Ringrazio per l'occasione di contraddittorio offertami, ma i miei assistiti, imputati, intendono rimettere la questione alla competente sede giudiziaria, il giudice di pace di Trani, fiduciosi di un lieto epilogo».