Arciconfraternita della Morte, fra denunce e gialli: «Sottratte le foto delle statue»

Scontri e veleni nella chiesa del Purgatorio. E il caso - già il secondo - finisce in Tribunale: ascoltato anche il vescovo Cornacchia

venerdì 23 febbraio 2024 23.19
Due denunce in 14 anni, un unico protagonista e la più folta Arciconfraternita di Molfetta, quella della Morte dal Sacco Nero, i cui membri durante le processioni indossano abiti neri, sono incappucciati e sul petto portano una medaglia con un teschio e due ossa incrociate, scossa da tensioni interne e strascichi giudiziari.

L'ultima querela, ad ascoltare le parole del priore uscente Onofrio Sgherza durante la pubblica assemblea ordinaria dello scorso 11 febbraio svoltasi nella chiesa del Purgatorio, dedicata a Santa Maria Consolatrice degli Afflitti, sarebbe stata sporta nei confronti dell'associazione il 21 marzo dell'anno scorso e poi integrata tre mesi più tardi. Una denuncia, presentata all'Autorità Giudiziaria di Trani e delegata ai Carabinieri della locale Stazione, per un presunto caso di diffamazione.

L'ormai ex priore - è subentrato Girolamo Caputi - «con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso», avrebbe offeso la reputazione di un confratello di 68 anni. Al centro del contendere una lettera inviata all'uomo, e per conoscenza anche al vescovo Domenico Cornacchia, in cui Sgherza avrebbe «implicitamente sostenuto che lo stesso avesse sottratto» un cd-rom con le fotografie ritraenti le sacre statue dell'Arciconfraternita, invitandolo a trasmetterlo «entro 20 giorni».

Si tratta delle foto - prima e dopo l'intervento di restauro, autorizzato dalla Soprintendenza di Bari - della statua dell'Addolorata, che viene portata in processione il venerdì di Passione, e delle sei statue in cartapesta, opere dello scultore cittadino Giulio Cozzoli, culminanti nello struggente gruppo della Pietà, in processione il sabato Santo. E se non ciò non fosse avvenuto, l'ex priore avrebbe preso tutte «le iniziative del caso, a cominciare da quelle finalizzate alla» sua «destituzione».

Il cd-rom non è stato recapitato ed il 68enne si è rivolto agli organi inquirenti che hanno ascoltato a sommarie informazioni anche il vescovo Cornacchia. Non un volto sconosciuto, quello dell'autore della denuncia: l'uomo, infatti, nel 2010 è finito indagato e poi imputato, per ingiuria perché nel 2009 «offendeva l'onore ed il decoro» di un confratello. La querela, su appello del vescovo dell'epoca, Luigi Martella, fu poi ritirata, ma durante gli ultimi anni le cose non sono cambiate. Anzi.

Al netto di presunte offese e diffamazioni, denunce, citazioni in Tribunale e fotografie mai più recuperate, l'Arciconfraternita fondata nel lontano 1613 da trentotto galantuomini che, per necessità cristiane, volevano dare una degna sepoltura a coloro i quali non potevano affatto permettersela, non trova ancora la sua pace.