Molfetta piange ancora per la tragedia Truck Center. Storia di un processo che adesso andrà rifatto

Tre mesi di tempo per la riassunzione davanti alla Corte d'Appello di Bari

martedì 12 febbraio 2019
A cura di Maria Marino
Era il 3 marzo 2008. Una tragedia sul lavoro. Nella zona industriale.
I social non erano ancora così potenti come adesso, eppure la notizia si sparse rapidamente in tutta Molfetta.
Chi abitava nella zona di Ponente, in linea d'aria vicinissimo alla zona del disastro, ebbe prima degli altri la percezione che qualcosa di gravissimo si stesse consumando: sirene e ambulanze che passavo velocissime e riempivano l'aria di suoni che sapevano già di morte.

Cinque vite rimasero spezzate quel pomeriggio: Vincenzo Altomare, 64 anni e titolare della Truck Center, Luigi Farinola 37 anni, Guglielmo Mangano 44 anni, Michele Tasca 19 anni, tutti e tre operai, e Biagio Sciancalepore, 24 anni autotrasportatore.
Le autopsie sui cadaveri confermarono i decessi avvenuti per le esalazioni di acido solfidrico da una cisterna utilizzata per il trasporto dello zolfo. E perché così tante vittime? Perché in quella maledetta cisterna parcheggiata nell'atrio della Truck Center ci fu una vera e propria gara di solidarietà tra colleghi, pronti ad aiutarsi reciprocamente per salvarsi la vita. Invano.

A seguito delle indagini preliminari svolte dalla Procura di Trani, i rinvii a giudizio furono diversi: circa venti gli imputati, processati in tre procedimenti distinti in primo grado.
Il primo processo portò davanti alla giustizia i dirigenti della ditta proprietaria della cisterna e quello della società che aveva il compito di trasportare la cisterna nella sede della Truck Center. Questi imputati furono condannati a 4 anni di reclusione nell'inverno del 2009.
Il secondo processo aveva tra gli imputati i dirigenti e alcuni dipendenti dell'azienda nella quale la cisterna fu svuotata dallo zolfo liquido per poi ripartire vuota verso Molfetta. Essi, nel 2014, furono condannati a 2 anni e 9 mesi di reclusione.
Il terzo processo, infine, vedeva imputata la società Eni (che aveva prodotto lo zolfo liquido trasportato nella cisterna) e sette suoi dipendenti. Il procedimento si svolse con il rito abbreviato e nel 2011 decretò le assoluzioni per tutti gli imputati.

Si arriva così davanti alla Corte d'Appello di Bari, competente per materia e territorio, chiamata a decidere circa le impugnazioni delle sentenze deliberate in primo grado.
E' l'estate del 2017 e la bella stagione a Molfetta viene scossa, quanto il giorno della tragedia nel 2008, dalla notizia che diversi condannati in primo grado vengono assoluti "per non aver commesso il fatto" mentre per altri si constata la maturazione del termine di prescrizione ed è revocato il risarcimento danno alle famiglie delle vittime, al Comune di Molfetta e alla Regione Puglia, costituitisi parti civili.

"Crediamo ci siano i presupposti per continuare la battaglia per ottenere giustizia per i fatti della Truck Center, che investono in generale la sicurezza e la dignità del lavoro contro la loro subordinazione alle esigenze del profitto e della concorrenza", è il passaggio più forte di una nota diffusa alla stampa dal Comitato 3 Marzo, sorto all'indomani della tragedia per tenere sempre accesi i riflettori sulla vicenda. Si susseguono iniziative di piazza, mobilitazioni che di fatto aiutano l'arrivo in Corte di Cassazione.

Corte di Cassazione che, venerdì 8 febbraio 2019, ha annullato con rinvio la sentenza della Corte d'Appello di Bari.
In attesa di conoscere le motivazioni, è possibile adesso ipotizzare cosa accadrà: il processo sarà completamente da rifare e verrà portato all'attenzione di un'altra sezione della Corte d'Appello del capoluogo pugliese. Da rifare perché secondo la Corte di Cassazione devono necessariamente essere fatte nuove valutazioni.
Il nuovo processo di secondo grado dovrà essere riassunto entro tre mesi dalla pubblicazione della sentenza della Corte di Cassazione.