Appalti pilotati, inammissibile il ricorso in Cassazione dei pm
La decisione oggi a Roma. Soddisfazione fra i legali di Mariano Caputo, Vincenzo Balducci e Oronzo Lisena
martedì 11 maggio 2021
16.05
La Corte di Cassazione, oggi, ha ritenuto inammissibile il ricorso presentato dai pm tranesi Francesco Aiello e Francesco Tosto contro la decisione del Tribunale del Riesame che aveva annullato i decreti di sequestro probatorio, ordinando l'immediata restituzione di denaro e documenti, nell'ambito dell'inchiesta su presunti appalti irregolari a Molfetta.
I decreti di sequestro preventivo, emessi il 29 ottobre e il 4 novembre scorsi, erano stati eseguiti dal Gruppo Barletta delle Fiamme Gialle su ordine della Procura della Repubblica di Trani. L'inchiesta, in cui è indagato il sindaco, Tommaso Minervini, insieme ad altre 23 persone e 7 società ipotizza, a vario titolo e secondo le rispettive responsabilità, una serie di reati tra cui corruzione, turbata libertà nella scelta del contraente e peculato, oltre che violazioni alle norme sugli appalti.
Nel censurare il provvedimento della Procura, il Riesame, il 19 dicembre scorso, aveva ordinato a carico di Mariano Caputo, Vincenzo Balducci, Riccardo Di Santo, Paolo Conforti, Orazio Lisena, Ottavia Paola Antonucci, Nicolò Lisena, Sergio Caputo e la Areava Ingegneria s.r.l., «la immediata restituzione della copia forense del materiale digitale, dei documenti cartacei, del denaro e di ogni altro bene rinvenuto nella loro disponibilità nel corso delle perquisizioni operate».
Di qui il ricorso del pubblici ministeri del Tribunale di Trani in Cassazione. Ma il supremo grado di giudizio lo ha ritenuto inammissibile: resta quindi la decisione del Riesame di annullare i decreti di sequestro a carico, fra gli altri, di Mariano Caputo, difeso dall'avvocato Felice Petruzzella, Vincenzo Balducci, assistito dall'avvocato Rinaldo Alvisi, e Orazio Lisena, difeso dall'avvocato Leonardo Ciocia che avevano impugnato i provvedimenti per «genericità e indeterminatezza delle accuse».
L'inchiesta riguarda presunte turbative d'asta relative ai lavori di riqualificazione di piazza Moro, agli interventi di messa in sicurezza delle ciminiere dell'ex cementificio de Gennaro e all'incarico del monitoraggio delle acque per il nuovo porto. Secondo la Procura di Trani, il Comune avrebbe proceduto indebitamente agli affidamenti diretti senza svolgere le gare, favorendo imprenditori amici. In cambio Caputo, è l'ipotesi investigativa, avrebbe ottenuto lavori nella struttura balneare di cui è socio.
Proprio il suo avvocato, Felice Petruzzella, nel commentare la decisione della Cassazione, che ha ritenuto inammissibile il ricorso presentato dai pm del Tribunale di Trani, ha espresso soddisfazione. «È un'ottima notizia per gli indagati rispetto ai quali quello che poteva essere uno strumento investigativo importante - ha detto - è caduto completamente nel nulla».
I decreti di sequestro preventivo, emessi il 29 ottobre e il 4 novembre scorsi, erano stati eseguiti dal Gruppo Barletta delle Fiamme Gialle su ordine della Procura della Repubblica di Trani. L'inchiesta, in cui è indagato il sindaco, Tommaso Minervini, insieme ad altre 23 persone e 7 società ipotizza, a vario titolo e secondo le rispettive responsabilità, una serie di reati tra cui corruzione, turbata libertà nella scelta del contraente e peculato, oltre che violazioni alle norme sugli appalti.
Nel censurare il provvedimento della Procura, il Riesame, il 19 dicembre scorso, aveva ordinato a carico di Mariano Caputo, Vincenzo Balducci, Riccardo Di Santo, Paolo Conforti, Orazio Lisena, Ottavia Paola Antonucci, Nicolò Lisena, Sergio Caputo e la Areava Ingegneria s.r.l., «la immediata restituzione della copia forense del materiale digitale, dei documenti cartacei, del denaro e di ogni altro bene rinvenuto nella loro disponibilità nel corso delle perquisizioni operate».
Di qui il ricorso del pubblici ministeri del Tribunale di Trani in Cassazione. Ma il supremo grado di giudizio lo ha ritenuto inammissibile: resta quindi la decisione del Riesame di annullare i decreti di sequestro a carico, fra gli altri, di Mariano Caputo, difeso dall'avvocato Felice Petruzzella, Vincenzo Balducci, assistito dall'avvocato Rinaldo Alvisi, e Orazio Lisena, difeso dall'avvocato Leonardo Ciocia che avevano impugnato i provvedimenti per «genericità e indeterminatezza delle accuse».
L'inchiesta riguarda presunte turbative d'asta relative ai lavori di riqualificazione di piazza Moro, agli interventi di messa in sicurezza delle ciminiere dell'ex cementificio de Gennaro e all'incarico del monitoraggio delle acque per il nuovo porto. Secondo la Procura di Trani, il Comune avrebbe proceduto indebitamente agli affidamenti diretti senza svolgere le gare, favorendo imprenditori amici. In cambio Caputo, è l'ipotesi investigativa, avrebbe ottenuto lavori nella struttura balneare di cui è socio.
Proprio il suo avvocato, Felice Petruzzella, nel commentare la decisione della Cassazione, che ha ritenuto inammissibile il ricorso presentato dai pm del Tribunale di Trani, ha espresso soddisfazione. «È un'ottima notizia per gli indagati rispetto ai quali quello che poteva essere uno strumento investigativo importante - ha detto - è caduto completamente nel nulla».