Ancora un esposto in Procura per il depuratore di Molfetta
La LAC Puglia denuncia la presenza di fanghi e schiuma allo sbocco del depuratore
sabato 31 gennaio 2015
7.17
La LAC Puglia nuovamente in Procura a Trani: ancora una volta si tratta del "solito" sbocco ossia quello del depuratore di Molfetta, che sfocia in località Torre Calderina.
Nei giorni scorsi, durante l'attività di controllo, i volontari della LAC Puglia hanno notato la presenza di forte concentrazione di schiuma e fanghi allo sbocco del depuratore, una chiazza scura in mare che si estendeva per oltre 500 metri a nord e per circa 200 metri a valle dello sbocco mentre un tanfo nauseabondo avvolgeva tutta l'area circostante. Schiuma e fanghi erano presenti anche sulla battigia.
Decisamente una visione non del tutto confortante visto che periodicamente ed alle stesse fasce orarie si affacciano gli stessi problemi sulla costa molfettese e soprattutto in una zona che è pur sempre un'Oasi di protezione.
Non v'è dubbio che l'impianto di depurazione di Molfetta non funziona come dovrebbe ed i risultati decisamente poco gratificanti sono sotto gli occhi di tutti. La LAC Puglia (lega per l'abolizione della caccia) ha presentato un ulteriore esposto alla procura di Trani, chiedendo di accertare gli eventuali responsabili di scempi che sono veri e propri "crimini di natura". Questa volta sul posto sono intervenuti anche i militari della locale Capitaneria di porto, chiamati dai volontari per verificare quello che si stava consumando in quell'area.
Pasquale Salvemini, delegato regionale della LAC, ha affermato: «Non ci stancheremo mai di controllare e denunciare quello che non va in quel tratto di costa ormai dimenticato. Un lembo di costa che, tra abbandoni incontrollati di rifiuti, pesca di frodo e cambiamenti orografici della zona, ci sembra sia terra di nessuno. Nel frattempo la LAC, nettamente contraria alla realizzazione della condotta sottomarina che convoglierebbe i reflui di ben quattro depuratori a circa 3 miglia dalla costa, ha inviato un dettagliato dossier sia al Presidente del Consiglio sia al Ministro dell'Ambiente per evidenziare l'inopportunità di tale progetto ma anche l'insensata realizzazione di una riserva marina protetta in quella zona. Sarebbe meglio usare i soldi pubblici per bonificare tutta l'area piuttosto che sperperarli in prebende clientelari».
Nei giorni scorsi, durante l'attività di controllo, i volontari della LAC Puglia hanno notato la presenza di forte concentrazione di schiuma e fanghi allo sbocco del depuratore, una chiazza scura in mare che si estendeva per oltre 500 metri a nord e per circa 200 metri a valle dello sbocco mentre un tanfo nauseabondo avvolgeva tutta l'area circostante. Schiuma e fanghi erano presenti anche sulla battigia.
Decisamente una visione non del tutto confortante visto che periodicamente ed alle stesse fasce orarie si affacciano gli stessi problemi sulla costa molfettese e soprattutto in una zona che è pur sempre un'Oasi di protezione.
Non v'è dubbio che l'impianto di depurazione di Molfetta non funziona come dovrebbe ed i risultati decisamente poco gratificanti sono sotto gli occhi di tutti. La LAC Puglia (lega per l'abolizione della caccia) ha presentato un ulteriore esposto alla procura di Trani, chiedendo di accertare gli eventuali responsabili di scempi che sono veri e propri "crimini di natura". Questa volta sul posto sono intervenuti anche i militari della locale Capitaneria di porto, chiamati dai volontari per verificare quello che si stava consumando in quell'area.
Pasquale Salvemini, delegato regionale della LAC, ha affermato: «Non ci stancheremo mai di controllare e denunciare quello che non va in quel tratto di costa ormai dimenticato. Un lembo di costa che, tra abbandoni incontrollati di rifiuti, pesca di frodo e cambiamenti orografici della zona, ci sembra sia terra di nessuno. Nel frattempo la LAC, nettamente contraria alla realizzazione della condotta sottomarina che convoglierebbe i reflui di ben quattro depuratori a circa 3 miglia dalla costa, ha inviato un dettagliato dossier sia al Presidente del Consiglio sia al Ministro dell'Ambiente per evidenziare l'inopportunità di tale progetto ma anche l'insensata realizzazione di una riserva marina protetta in quella zona. Sarebbe meglio usare i soldi pubblici per bonificare tutta l'area piuttosto che sperperarli in prebende clientelari».