Ancora un arresto per droga. Lo Stato c’è
Ieri l'ultimo fermo dei finanzieri della locale Tenenza. Gli inquirenti: «Era un cane sciolto»
mercoledì 15 marzo 2017
09.15
Una targa, uno scooter, un volto. Le pattuglie della Tenenza della Guardia di Finanza attraversano le strade di Molfetta. La marcia delle loro auto è lenta, gli sguardi degli finanzieri pronti ad intercettare l'imprevedibile.
Si controllano appartamenti, locali, soprattutto bassi. Due quelli perquisiti con esito positivo negli ultimi cinque mesi. Nel primo, ubicato in corso Umberto, le Fiamme Gialle scoprirono e sequestrarono il 16 ottobre scorso 2 pani e 25 stecche di hashish, per un peso di 250 grammi, e 77 dosi di cocaina. Nel secondo, invece, posto in una traversa di via Madonna dei Martiri, i militari hanno rinvenuto ieri oltre 60 dosi di varie sostanze: 6 grammi di cocaina, 54 di marijuana e 4 di hashish.
È questa la vita degli uomini coordinati sul campo dal tenente Chiara Iale, a cui il viavai piuttosto insolito dall'abitazione del pregiudicato L. M., confinato agli arresti domiciliari, non è affatto sfuggito. I militari hanno così predisposto alcuni servizi di osservazione. In più circostanze hanno notato ragazzi e ragazze che, fin dalle prime ore pomeridiane, si fermavano, entravano nell'abitazione del 28enne e ne uscivano nell'arco di pochi minuti con fare guardingo.
Poi, il blitz. Una manovra militare, di accerchiamento. Un'operazione per dimostrare ancora una volta ai molfettesi perbene che lo Stato c'è. Sempre. «La perquisizione domiciliare è stata effettuata anche grazie all'ausilio di Vans, pastore tedesco antidroga del Gruppo Pronto Impiego di Bari», si legge nella nota diffusa dall'ufficio stampa del Comando Provinciale. Sì, perché il «pattuglione» messo in campo ha visto protagonisti uomini e mezzi impegnati in un solo obiettivo: bloccare lo spaccio di droga.
Sono state le Fiamme Gialle, dunque, ad arrivare al covo di quello che è stato definito dagli investigatori come un «cane sciolto». Non era legato ad alcun gruppo, ad alcuna famiglia dall'elevato spessore criminale. «Registriamo episodi di spaccio slegati tra loro», spiegano ancora. Un fenomeno, dunque, difficile da individuare e combattere, ma contro il quale «c'è massima attenzione», assicurano dalla Tenenza di Molfetta.
«La detenzione e il conseguente spaccio di droga non sembrano essere aumentati, ma non sono nemmeno diminuiti rispetto gli anni passati», spiegano gli inquirenti. Ma non si pensi che lo spaccio si ferma arrestando e basta. Bisogna proseguire il lavoro sulla prevenzione, con un'azione importante anche nelle scuole.
Si controllano appartamenti, locali, soprattutto bassi. Due quelli perquisiti con esito positivo negli ultimi cinque mesi. Nel primo, ubicato in corso Umberto, le Fiamme Gialle scoprirono e sequestrarono il 16 ottobre scorso 2 pani e 25 stecche di hashish, per un peso di 250 grammi, e 77 dosi di cocaina. Nel secondo, invece, posto in una traversa di via Madonna dei Martiri, i militari hanno rinvenuto ieri oltre 60 dosi di varie sostanze: 6 grammi di cocaina, 54 di marijuana e 4 di hashish.
È questa la vita degli uomini coordinati sul campo dal tenente Chiara Iale, a cui il viavai piuttosto insolito dall'abitazione del pregiudicato L. M., confinato agli arresti domiciliari, non è affatto sfuggito. I militari hanno così predisposto alcuni servizi di osservazione. In più circostanze hanno notato ragazzi e ragazze che, fin dalle prime ore pomeridiane, si fermavano, entravano nell'abitazione del 28enne e ne uscivano nell'arco di pochi minuti con fare guardingo.
Poi, il blitz. Una manovra militare, di accerchiamento. Un'operazione per dimostrare ancora una volta ai molfettesi perbene che lo Stato c'è. Sempre. «La perquisizione domiciliare è stata effettuata anche grazie all'ausilio di Vans, pastore tedesco antidroga del Gruppo Pronto Impiego di Bari», si legge nella nota diffusa dall'ufficio stampa del Comando Provinciale. Sì, perché il «pattuglione» messo in campo ha visto protagonisti uomini e mezzi impegnati in un solo obiettivo: bloccare lo spaccio di droga.
Sono state le Fiamme Gialle, dunque, ad arrivare al covo di quello che è stato definito dagli investigatori come un «cane sciolto». Non era legato ad alcun gruppo, ad alcuna famiglia dall'elevato spessore criminale. «Registriamo episodi di spaccio slegati tra loro», spiegano ancora. Un fenomeno, dunque, difficile da individuare e combattere, ma contro il quale «c'è massima attenzione», assicurano dalla Tenenza di Molfetta.
«La detenzione e il conseguente spaccio di droga non sembrano essere aumentati, ma non sono nemmeno diminuiti rispetto gli anni passati», spiegano gli inquirenti. Ma non si pensi che lo spaccio si ferma arrestando e basta. Bisogna proseguire il lavoro sulla prevenzione, con un'azione importante anche nelle scuole.