Amo e lenza killer. Tartaruga marina morta nel porto di Molfetta
Visibilmente debilitata, la caretta caretta aveva ancora una lunga lenza in gola e un amo all'interno
martedì 25 agosto 2020
11.28
Aveva ancora una lunga lenza che fuoriusciva dalla bocca ed un grosso amo da palangaro all'interno, la tartaruga caretta caretta trovata nel porto di Molfetta. Ad accorgersi, ieri, è stato un natante in transito che ha subito allertato gli attivisti del centro di recupero tartarughe marine di Molfetta.
Avvisata la Capitaneria di Porto, si è così provveduto al recupero della carcassa dell'animale - di 50 centimetri di lunghezza carapace - sul quale saranno eseguite le analisi di rito. La morte, però, parrebbe esser avvenuta in maniera da lasciare spazio a pochi dubbi. «La tartaruga, morta da almeno un paio di giorni - fa sapere Pasquale Salvemini, del WWF Molfetta -, presentava una lunga lenza che fuoriusciva dalla bocca ed un grosso amo da palangaro all'interno».
Nel mare Adriatico, ogni anno, sono tantissime le testuggini che rimangono vittime della pesca: reti a strascico e palangari gli strumenti di morte. «La tartaruga era piuttosto debilitata e sottopeso e questo - dice - ci lascia supporre che l'amo e la lenza, lunga 2 metri, siano stati fatali per la stessa. Una lenza così lunga, poi, diventa pericolosa per qualsiasi tartaruga perché spesso si attorciglia all'intestino provocando gravi lesioni interne ed infine la morte».
All'attività, oltre ai veterinari dell'Azienda Sanitaria Locale di Bari, hanno partecipato anche gli uomini del capitano di fregata Michele Burlando, che il 4 settembre lascerà Molfetta. Salvemini coglie l'occasione, lo saluta e lo ringrazia «per la sensibilità dimostrata verso le tematiche ambientali».
Avvisata la Capitaneria di Porto, si è così provveduto al recupero della carcassa dell'animale - di 50 centimetri di lunghezza carapace - sul quale saranno eseguite le analisi di rito. La morte, però, parrebbe esser avvenuta in maniera da lasciare spazio a pochi dubbi. «La tartaruga, morta da almeno un paio di giorni - fa sapere Pasquale Salvemini, del WWF Molfetta -, presentava una lunga lenza che fuoriusciva dalla bocca ed un grosso amo da palangaro all'interno».
Nel mare Adriatico, ogni anno, sono tantissime le testuggini che rimangono vittime della pesca: reti a strascico e palangari gli strumenti di morte. «La tartaruga era piuttosto debilitata e sottopeso e questo - dice - ci lascia supporre che l'amo e la lenza, lunga 2 metri, siano stati fatali per la stessa. Una lenza così lunga, poi, diventa pericolosa per qualsiasi tartaruga perché spesso si attorciglia all'intestino provocando gravi lesioni interne ed infine la morte».
All'attività, oltre ai veterinari dell'Azienda Sanitaria Locale di Bari, hanno partecipato anche gli uomini del capitano di fregata Michele Burlando, che il 4 settembre lascerà Molfetta. Salvemini coglie l'occasione, lo saluta e lo ringrazia «per la sensibilità dimostrata verso le tematiche ambientali».