Allarme cinghiali, Stea: «La giunta regionale ignora i pericoli»
Una nota del consigliere regionale di Alleanza Popolare
lunedì 10 aprile 2017
18.03
«Noto con piacere che anche altri colleghi del consiglio regionale pugliese si sono accorti dell'emergenza cinghiali che ormai dalle campagne si è estesa alle nostre città. Eppure dopo anni di proposte, interventi, promesse, la questione che comporta gravi rischi per l'incolumità dei cittadini e la salvaguardia delle attività agricole, è ancora irrisolta, anzi peggiora di giorno in giorno».
È quanto denuncia in una nota il consigliere regionale e componente del comitato faunistico venatorio del Consiglio Regionale, Gianni Stea, in quota Alleanza Popolare. «Eppure - consiglia Stea rivolgendosi direttamente all'assessore Leo Di Gioia - basterebbe "copiare", magari senza ulteriori rinvii, da Regioni vicine che sulla questione si sono mostrate ben più virtuose e attente della Puglia.
E invece no, da noi si moltiplicano gli avvistamenti e gli incontri ravvicinati anche a ridosso dei centri abitati, aumentano gli incidenti e, come le cronache riportano, c'è perfino chi, esasperato, organizza improbabili safari con mezzi improvvisati che a conti fatti, espongono a enormi pericoli questi cacciatori della domenica senza portare alcun vantaggio nella gestione faunistico-venatoria del cinghiale».
Il consigliere regionale ricorda quindi le principali novità introdotte, per esempio, dai «cugini» lucani: «Divisione in distretti di gestione e zone di battuta, una quota destinata ad incentivare gli abbattimenti, abbigliamento ad alta visibilità per i cacciatori, attività venatoria garantita in zone limitrofe per le squadre residenti nelle aree protette, partecipazione alla battuta di caccia per almeno i due terzi del periodo consentito alla specie.
La proposta delle direttive - sottolinea Gianni Stea - è stata concordata e condivisa con le associazioni venatorie, nei vari incontri cui hanno partecipato anche le associazioni agricole ed ambientaliste. Ecco la ricetta vincente quindi per uscire da una pericolosa impasse che sta solo creando disagi e pericoli qui in Puglia, ma che alla Regione continuano ad ignorare».
È quanto denuncia in una nota il consigliere regionale e componente del comitato faunistico venatorio del Consiglio Regionale, Gianni Stea, in quota Alleanza Popolare. «Eppure - consiglia Stea rivolgendosi direttamente all'assessore Leo Di Gioia - basterebbe "copiare", magari senza ulteriori rinvii, da Regioni vicine che sulla questione si sono mostrate ben più virtuose e attente della Puglia.
E invece no, da noi si moltiplicano gli avvistamenti e gli incontri ravvicinati anche a ridosso dei centri abitati, aumentano gli incidenti e, come le cronache riportano, c'è perfino chi, esasperato, organizza improbabili safari con mezzi improvvisati che a conti fatti, espongono a enormi pericoli questi cacciatori della domenica senza portare alcun vantaggio nella gestione faunistico-venatoria del cinghiale».
Il consigliere regionale ricorda quindi le principali novità introdotte, per esempio, dai «cugini» lucani: «Divisione in distretti di gestione e zone di battuta, una quota destinata ad incentivare gli abbattimenti, abbigliamento ad alta visibilità per i cacciatori, attività venatoria garantita in zone limitrofe per le squadre residenti nelle aree protette, partecipazione alla battuta di caccia per almeno i due terzi del periodo consentito alla specie.
La proposta delle direttive - sottolinea Gianni Stea - è stata concordata e condivisa con le associazioni venatorie, nei vari incontri cui hanno partecipato anche le associazioni agricole ed ambientaliste. Ecco la ricetta vincente quindi per uscire da una pericolosa impasse che sta solo creando disagi e pericoli qui in Puglia, ma che alla Regione continuano ad ignorare».