Agguato in piazza Paradiso, i due cugini «mossi da sentimenti di vendetta»
I due omonimi Vito Magarelli sono in carcere. Oggi compariranno davanti al gip Altamura per l’interrogatorio di garanzia
venerdì 15 ottobre 2021
8.47
Aggredito per un'offesa alla compagna di uno dei due fermati che due cugini omonimi di Molfetta hanno letto come un affronto e hanno voluto lavare col sangue. Per questi motivi - che da un punto di vista tecnico sono classificati come futili -, il fatto di sangue che il 10 agosto scorso ha coinvolto Leonardo Squeo, 44 anni, colpito da un coltello all'addome e agli arti e da un colpo di pistola al piede destro, si è concluso con due arresti per tentato omicidio.
Su richiesta della Procura della Repubblica di Trani, e su ordine del giudice per le indagini preliminari del locale Tribunale, Lucia Anna Altamura, i Carabinieri della Compagnia di Molfetta, martedì sera, hanno arrestato gli omonimi Vito Magarelli, di 48 (detto «La Cerasa») e 34 anni (detto «Gianvito»). Facce e nomi noti in città (il più grande fu arrestato nel lontano 2006 nel mercato all'ingrosso di prodotti ortofrutticoli nella zona industriale di Molfetta perché indossava un giubbotto antiproiettile e deteneva una pistola calibro 6.35 con sei proiettili nel caricatore, nda) su cui da tempo si addensavano i sospetti.
Adesso, però, il pubblico ministero Roberta Moramarco, che ha coordinato le indagini, ne ha la certezza: sono loro i presunti autori del ferimento di Squeo. Un tentato omicidio (il 48enne risponde anche di porto abusivo di oggetti atti ad offendere, il 34enne di porto abusivo di arma, nda) nato, secondo le indagini, per un'offesa alla compagna del più grande che i due cugini non hanno voluto dimenticare. Per questo «in concorso tra loro, legati da vincolo di parentela (cugini) e mossi da sentimenti di vendetta» avrebbero colpito Squeo.
I fatti risalgono al 10 agosto scorso, quando in piazza Paradiso, già teatro di una precedente sparatoria avvenuta nel 2018, nei pressi di via Immacolata, Squeo, secondo le indagini dei Carabinieri, fu aggredito da Magarelli (48) e colpito da vari colpi d'arma da taglio (un coltello a serramanico). L'uomo cadde riverso a terra e l'altro Magarelli (34) lo ferì con un colpo d'arma da fuoco al piede destro esploso da una pistola calibro 7.65 illegalmente detenuta.
Il ferito tentò la fuga a piedi, ma fu nuovamente raggiunto e poi bloccato da Magarelli (48) che lo colpì all'addome e agli arti, prima di divincolarsi e di riuscire a trascinarsi sino in via Bixio, dove subito dopo, raggiunto da alcuni conoscenti, fu trasportato d'urgenza presso l'ospedale don Tonino Bello di Molfetta, operato nella notte e ricoverato in prognosi riservata: riuscì a cavarsela con una prognosi di 33 giorni.
Sul luogo in cui avvenne il fatto di sangue giunsero i Carabinieri della locale Compagnia, diretti dal capitano Francesco Iodice, assieme al personale della Sezione Investigazioni Scientifiche di Bari, per i primi rilievi e l'avvio delle indagini. Ed è proprio grazie alle serrate indagini condotte dai militari della Sezione Operativa, il reparto del tenente Domenico Mastromauro, e sotto la guida della Procura della Repubblica di Trani, che si è riusciti, anche grazie alle immagini della videosorveglianza pubblica e privata, oltre agli strumenti di investigazione classici come le intercettazioni, a identificare i presunti colpevoli.
I due «in concorso tra loro, legati da vincoli di parentela (cugini) e mossi da sentimenti di vendetta» sono accusati di tentato omicidio. Avrebbero «compiuto atti idonei diretti in modo non equivoco a cagionare la morte di Squeo, non riuscendo nel loro intento per cause estranee alla loro volontà».
Gli omonimi Vito Magarelli (il 48enne difeso dall'avvocato Andrea Calò, il 34enne dal collega Michele Salvemini, nda) sono finiti nel penitenziario di Trani e questa mattina, alle ore 12.00, compariranno davanti al giudice per le indagini preliminari di Trani per l'interrogatorio di garanzia.
Su richiesta della Procura della Repubblica di Trani, e su ordine del giudice per le indagini preliminari del locale Tribunale, Lucia Anna Altamura, i Carabinieri della Compagnia di Molfetta, martedì sera, hanno arrestato gli omonimi Vito Magarelli, di 48 (detto «La Cerasa») e 34 anni (detto «Gianvito»). Facce e nomi noti in città (il più grande fu arrestato nel lontano 2006 nel mercato all'ingrosso di prodotti ortofrutticoli nella zona industriale di Molfetta perché indossava un giubbotto antiproiettile e deteneva una pistola calibro 6.35 con sei proiettili nel caricatore, nda) su cui da tempo si addensavano i sospetti.
Adesso, però, il pubblico ministero Roberta Moramarco, che ha coordinato le indagini, ne ha la certezza: sono loro i presunti autori del ferimento di Squeo. Un tentato omicidio (il 48enne risponde anche di porto abusivo di oggetti atti ad offendere, il 34enne di porto abusivo di arma, nda) nato, secondo le indagini, per un'offesa alla compagna del più grande che i due cugini non hanno voluto dimenticare. Per questo «in concorso tra loro, legati da vincolo di parentela (cugini) e mossi da sentimenti di vendetta» avrebbero colpito Squeo.
I fatti risalgono al 10 agosto scorso, quando in piazza Paradiso, già teatro di una precedente sparatoria avvenuta nel 2018, nei pressi di via Immacolata, Squeo, secondo le indagini dei Carabinieri, fu aggredito da Magarelli (48) e colpito da vari colpi d'arma da taglio (un coltello a serramanico). L'uomo cadde riverso a terra e l'altro Magarelli (34) lo ferì con un colpo d'arma da fuoco al piede destro esploso da una pistola calibro 7.65 illegalmente detenuta.
Il ferito tentò la fuga a piedi, ma fu nuovamente raggiunto e poi bloccato da Magarelli (48) che lo colpì all'addome e agli arti, prima di divincolarsi e di riuscire a trascinarsi sino in via Bixio, dove subito dopo, raggiunto da alcuni conoscenti, fu trasportato d'urgenza presso l'ospedale don Tonino Bello di Molfetta, operato nella notte e ricoverato in prognosi riservata: riuscì a cavarsela con una prognosi di 33 giorni.
Sul luogo in cui avvenne il fatto di sangue giunsero i Carabinieri della locale Compagnia, diretti dal capitano Francesco Iodice, assieme al personale della Sezione Investigazioni Scientifiche di Bari, per i primi rilievi e l'avvio delle indagini. Ed è proprio grazie alle serrate indagini condotte dai militari della Sezione Operativa, il reparto del tenente Domenico Mastromauro, e sotto la guida della Procura della Repubblica di Trani, che si è riusciti, anche grazie alle immagini della videosorveglianza pubblica e privata, oltre agli strumenti di investigazione classici come le intercettazioni, a identificare i presunti colpevoli.
I due «in concorso tra loro, legati da vincoli di parentela (cugini) e mossi da sentimenti di vendetta» sono accusati di tentato omicidio. Avrebbero «compiuto atti idonei diretti in modo non equivoco a cagionare la morte di Squeo, non riuscendo nel loro intento per cause estranee alla loro volontà».
Gli omonimi Vito Magarelli (il 48enne difeso dall'avvocato Andrea Calò, il 34enne dal collega Michele Salvemini, nda) sono finiti nel penitenziario di Trani e questa mattina, alle ore 12.00, compariranno davanti al giudice per le indagini preliminari di Trani per l'interrogatorio di garanzia.