Adesso è il momento di dire basta
Riflessioni tra rapine, scippi e colpi di pistola
mercoledì 15 luglio 2015
7.26
Quando ti puntano una pistola contro è un po' come morire. Il sangue si gela, il cuore sembra fermarsi, manca il respiro, il sudore è freddo e le parole stentano ad uscire.
Quando ti puntano una pistola (o meglio, un kalashnikov) mentre, in un caldo venerdì pomeriggio di luglio, hai appena varcato l'uscio del portone di casa per uscire con il tuo cane e la tua unica colpa è abitare nel portone accanto a una banca che sta per essere rapinata. Quando ti puntano una pistola (o meglio, un kalashnikov), mentre in un caldo venerdì pomeriggio di luglio, sei in giro, sulla tua bicicletta e sei di intralcio a un gruppo di banditi che stanno per rapinare con un furgone bianco a folle velocità una banca a pochi metri dalla strada su cui stavi solo facendo una passeggiata. Quando ti puntano una pistola mentre sei dietro al bancone della tua tabaccheria, rilevata da poco con i risparmi di un genitore andato per una vita in mare, in quello che sembra, fino a quel momento, il solito lunedì mattina di lavoro. Quando vedi sparare, senti il tonfo dei colpi mentre stai trascorrendo la solita serata estiva in periferia, tra una capatina all'oratorio o alla villetta da poco riaperta oppure stai cercando refrigerio sul balcone di casa, magari vista mare e tramonto di una bellezza disarmante.
Bè, in questi casi, è come morire due volte. Perché non c'è solo la paura, il terrore, lo shock e lo spavento che ti pietrificano anche nei giorni successivi e, forse, a vita. Ma perché avviene in quei posti che mai avresti pensato. Perché sei semplicemente a casa tua. Nelle tue strade, nei luoghi che frequenti, nel tuo luogo di lavoro. Nella tua città.
Allora, è arrivato il momento di dire basta. Basta a questa escalation criminale che da venerdì ha gettato Molfetta nel panico.
Si diranno tante cose, si cercheranno i colpevoli che verranno trovati perché crediamo, fortemente, nel lavoro dei nostri Carabinieri.
La verità, tuttavia, è che i cittadini meritano una risposta. La verità è che questa risposta deve venire subito. Deve arrivare dal Prefetto, prima di tutto. Indubbi i tagli, resta il fatto che ormai è evidente che serve un numero più elevato di Carabinieri. Molfetta è cresciuta a dismisura in questi decenni, impensabile che non ci sia un numero di militari proporzionale a gestire l'intero territorio.
La risposta deve arrivare dalla politica. Tutta. Senz'altro è il Sindaco il punto di riferimento. Ma ciò non serve. Occorre dire basta ai giochini delle poltrone e dei voltagabbana, del salto di partito e colore, dei canti in Consiglio Comunale.
Bisogna fare cerchio comune. Soprattutto per evitare le derive populiste che tutto ciò potrebbe comportare, le derive del "Perché non è ancora successo a loro…".
Molfetta esige delle risposte. Molfetta, città della pace
Quando ti puntano una pistola (o meglio, un kalashnikov) mentre, in un caldo venerdì pomeriggio di luglio, hai appena varcato l'uscio del portone di casa per uscire con il tuo cane e la tua unica colpa è abitare nel portone accanto a una banca che sta per essere rapinata. Quando ti puntano una pistola (o meglio, un kalashnikov), mentre in un caldo venerdì pomeriggio di luglio, sei in giro, sulla tua bicicletta e sei di intralcio a un gruppo di banditi che stanno per rapinare con un furgone bianco a folle velocità una banca a pochi metri dalla strada su cui stavi solo facendo una passeggiata. Quando ti puntano una pistola mentre sei dietro al bancone della tua tabaccheria, rilevata da poco con i risparmi di un genitore andato per una vita in mare, in quello che sembra, fino a quel momento, il solito lunedì mattina di lavoro. Quando vedi sparare, senti il tonfo dei colpi mentre stai trascorrendo la solita serata estiva in periferia, tra una capatina all'oratorio o alla villetta da poco riaperta oppure stai cercando refrigerio sul balcone di casa, magari vista mare e tramonto di una bellezza disarmante.
Bè, in questi casi, è come morire due volte. Perché non c'è solo la paura, il terrore, lo shock e lo spavento che ti pietrificano anche nei giorni successivi e, forse, a vita. Ma perché avviene in quei posti che mai avresti pensato. Perché sei semplicemente a casa tua. Nelle tue strade, nei luoghi che frequenti, nel tuo luogo di lavoro. Nella tua città.
Allora, è arrivato il momento di dire basta. Basta a questa escalation criminale che da venerdì ha gettato Molfetta nel panico.
Si diranno tante cose, si cercheranno i colpevoli che verranno trovati perché crediamo, fortemente, nel lavoro dei nostri Carabinieri.
La verità, tuttavia, è che i cittadini meritano una risposta. La verità è che questa risposta deve venire subito. Deve arrivare dal Prefetto, prima di tutto. Indubbi i tagli, resta il fatto che ormai è evidente che serve un numero più elevato di Carabinieri. Molfetta è cresciuta a dismisura in questi decenni, impensabile che non ci sia un numero di militari proporzionale a gestire l'intero territorio.
La risposta deve arrivare dalla politica. Tutta. Senz'altro è il Sindaco il punto di riferimento. Ma ciò non serve. Occorre dire basta ai giochini delle poltrone e dei voltagabbana, del salto di partito e colore, dei canti in Consiglio Comunale.
Bisogna fare cerchio comune. Soprattutto per evitare le derive populiste che tutto ciò potrebbe comportare, le derive del "Perché non è ancora successo a loro…".
Molfetta esige delle risposte. Molfetta, città della pace