Ad Andria la centrale del traffico di droga: 15 arresti, anche a Molfetta
Ognuno nell'organizzazione aveva un ruolo: coordinatori, corrieri e investitori. In manette Corrado D'Agostino e Klisman Curraj
mercoledì 25 ottobre 2023
22.47
Ci sono anche due indagati di Molfetta, il 47enne Corrado D'Agostino e il 30enne albanese Klisman Curraj, tra le 15 persone fermate dalla Guardia di Finanza con le accuse, a vario titolo, di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, produzione, traffico e detenzione di droga, riciclaggio e detenzione illegale di armi.
Il provvedimento restrittivo, a firma del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari, Angelo Salerno e che ha portato ad un sequestro preventivo di beni per oltre 1 milione di euro, ha svelato l'esistenza di un'associazione - al cui vertice c'erano i pluripregiudicati Riccardo Campanale e Savino Sgaramella - dedito al traffico di marijuana, hashish e cocaina con sede operativa ad Andria, con propaggini nel brindisino e canali di approvvigionamento sino in Calabria e in Spagna.
Il punto di partenza nell'indagine dei militari, diretta dalla Direzione Distrettuale Antimafia, è stato il sequestro, operato in Francia il 26 ottobre 2019, nei confronti di un 47enne di Torre Canne, Massimo Duca, arrestato con 75 chilogrammi di cocaina destinati in Italia e 865mila euro. Di qui gli investigatori hanno allargato le indagini per disarticolare il gruppo con una rete di approvvigionamento della droga che arrivava dalla Calabria per l'Italia oppure da Spagna e Olanda dall'estero.
Una rete ben organizzata che organizzava trasporti essenzialmente via terra grazie ad autovetture modificate o con autoarticolati come avvenuto nell'episodio in Francia. Nel complesso, comunque, nell'operazione sono stati sequestrati 127 chilogrammi di cocaina, la «bianca», e 142 di marijuana, la «verde» o la «verdura», come la chiamano i corrieri oltre a 1,3 milioni in contanti: soldi ritenuti provento delle attività illegali. Anche su questo sono scattati i sequestri preventivi di beni.
L'indagine delle Fiamme Gialle è stata molto complessa anche perché «il gruppo, facente capo a soggetti operanti nel contesto criminale andriese e connotato da un'elevata capacità organizzativa» era dotato di «una rilevante disponibilità di mezzi finanziari e strumentali, disponendo di una cassa comune, una contabilità condivisa» e usava criptotelefoni per le comunicazioni di trattative, cessioni, conferme e di distribuzione. Una modalità di comunicazione difficile da intercettare.
Uno degli indagati, D'Agostino, formalmente residente a Molfetta, ma in realtà dimorante nel sud della Spagna, già gravato da sentenza passato in giudicato per ricettazione e in materia d'armi da sparo, «è uno dei maggiori protagonisti delle vicende emerse nell'indagine e si afferma, nel panorama dei traffici internazionali, quale soggetto in grado di movimentare dall'area spagnola consistenti quantitativi di sostanze stupefacenti destinate ad alimentare i mercati del nord barese».
L'uomo, infatti, è accusato di avere «venduto» a Klisman, tra giugno e novembre 2020, «quantitativi di marijuana, tra cui 10 chilogrammi al prezzo di 40mila euro, destinata ad essere importata in Italia e trasportata a Molfetta per lo spaccio nelle piazze locali». L'albanese, inoltre, ritenuto responsabile di avere comprato un altro «quantitativo di marijuana al prezzo di 10mila euro», è accusato di aver detenuto illegalmente una pistola calibro 9x21 completa di caricatore e 5 proiettili.
Significativa, scrivono ancora i finanzieri, proprio «la propensione alla violenza e all'uso di armi, quali strumenti di risoluzione dei conflitti». Per i due molfettesi il giudice Salerno ritiene «concreto, serio e attuale il pericolo che possano tornare a commettere gravi delitti, avendo dimostrato una spiccata capacità criminale».
Il provvedimento restrittivo, a firma del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari, Angelo Salerno e che ha portato ad un sequestro preventivo di beni per oltre 1 milione di euro, ha svelato l'esistenza di un'associazione - al cui vertice c'erano i pluripregiudicati Riccardo Campanale e Savino Sgaramella - dedito al traffico di marijuana, hashish e cocaina con sede operativa ad Andria, con propaggini nel brindisino e canali di approvvigionamento sino in Calabria e in Spagna.
Il punto di partenza nell'indagine dei militari, diretta dalla Direzione Distrettuale Antimafia, è stato il sequestro, operato in Francia il 26 ottobre 2019, nei confronti di un 47enne di Torre Canne, Massimo Duca, arrestato con 75 chilogrammi di cocaina destinati in Italia e 865mila euro. Di qui gli investigatori hanno allargato le indagini per disarticolare il gruppo con una rete di approvvigionamento della droga che arrivava dalla Calabria per l'Italia oppure da Spagna e Olanda dall'estero.
Una rete ben organizzata che organizzava trasporti essenzialmente via terra grazie ad autovetture modificate o con autoarticolati come avvenuto nell'episodio in Francia. Nel complesso, comunque, nell'operazione sono stati sequestrati 127 chilogrammi di cocaina, la «bianca», e 142 di marijuana, la «verde» o la «verdura», come la chiamano i corrieri oltre a 1,3 milioni in contanti: soldi ritenuti provento delle attività illegali. Anche su questo sono scattati i sequestri preventivi di beni.
L'indagine delle Fiamme Gialle è stata molto complessa anche perché «il gruppo, facente capo a soggetti operanti nel contesto criminale andriese e connotato da un'elevata capacità organizzativa» era dotato di «una rilevante disponibilità di mezzi finanziari e strumentali, disponendo di una cassa comune, una contabilità condivisa» e usava criptotelefoni per le comunicazioni di trattative, cessioni, conferme e di distribuzione. Una modalità di comunicazione difficile da intercettare.
Uno degli indagati, D'Agostino, formalmente residente a Molfetta, ma in realtà dimorante nel sud della Spagna, già gravato da sentenza passato in giudicato per ricettazione e in materia d'armi da sparo, «è uno dei maggiori protagonisti delle vicende emerse nell'indagine e si afferma, nel panorama dei traffici internazionali, quale soggetto in grado di movimentare dall'area spagnola consistenti quantitativi di sostanze stupefacenti destinate ad alimentare i mercati del nord barese».
L'uomo, infatti, è accusato di avere «venduto» a Klisman, tra giugno e novembre 2020, «quantitativi di marijuana, tra cui 10 chilogrammi al prezzo di 40mila euro, destinata ad essere importata in Italia e trasportata a Molfetta per lo spaccio nelle piazze locali». L'albanese, inoltre, ritenuto responsabile di avere comprato un altro «quantitativo di marijuana al prezzo di 10mila euro», è accusato di aver detenuto illegalmente una pistola calibro 9x21 completa di caricatore e 5 proiettili.
Significativa, scrivono ancora i finanzieri, proprio «la propensione alla violenza e all'uso di armi, quali strumenti di risoluzione dei conflitti». Per i due molfettesi il giudice Salerno ritiene «concreto, serio e attuale il pericolo che possano tornare a commettere gravi delitti, avendo dimostrato una spiccata capacità criminale».