Acqua bene comune: l'intervento di Gianni Porta

Torna sulla questione il consigliere uscente di Rifondazione

giovedì 23 marzo 2017 13.25
Anche se l'interesse negli ultimi tempi sembra essere monopolizzato dai nomi dei candidati sindaci oppure dal numero delle liste elettorali, crediamo che la nostra città e i cittadini possano essere interessati anche ad altre questioni di merito.
Giovedì 23 marzo, presso la Casa dei Missionari Comboniani di Bari, alle ore 18, si terrà un'importante assemblea regionale organizzata dal Comitato Acqua Bene Comune pugliese per salvare l'Acquedotto pugliese dal profitto e chiedere al governo regionale di Emiliano di avviare la ripubblicizzazione dell'Acquedotto pugliese (http://lacquanonsivende.blogspot.it/). Il 2018 è alle porte ed è arrivata la scadenza della concessione ventennale ad Aqp per la gestione del servizio idrico. Ad oggi, nonostante la vittoria nel referendum del 2011, non c'è stata la ripubblicizzazione dell'acquedotto più grande d'Europa, nonostante le promesse di Emiliano che a Roma gioca la parte dell'uomo di sinistra, mentre in Puglia taglia la sanità e stenta ad avviare il processo di ripubblicizzazione.

E' importante che anche Molfetta sia presente nei prossimi tempi in questa battaglia politica e istituzionale, così come ha dato il suo contributo alla vittoria nel referendum del 2011, superando il quorum del 50% degli aventi diritto al voto. E' importante che ci sia un vasto arco di forze che già all'epoca si mobilitarono in città: associazioni, cittadini, comitati, movimenti, partiti, sindacati. Rifondazione comunista come allora è in campo e ha aderito alla campagna "Acqua e Democrazia" (perché non di sole elezioni amministrative si deve vivere), così come in questi anni ha mantenuto costante l'impegno, anche nelle Istituzioni comunali, e continuerà a mantenerlo.

Nel dicembre 2013 ho proposto un ordine del giorno, approvato in Consiglio comunale (www.comune.molfetta.ba.it/ trasparenza/n-042-del-23122013 ), per contestare la scelta dell'Autorità idrica pugliese che aveva sostanzialmente reintrodotto nelle bollette dell'acqua la quota della remunerazione del capitale, cioè in altre parole il profitto per il gestore, nonostante il pronunciamento contrario del popolo nel referendum nel 2011. Già all'epoca sembrava chiaro che alcuni avrebbero fatto di tutto per ignorare l'esito di quel referendum, per cui ho proposto, anche a Molfetta una modifica dello Statuto comunale (www.comune.molfetta.ba.it/ trasparenza/n-67-del-16122015) approvata nel dicembre 2015 per consentire anche alle Istituzioni comunali di difendere l'esito del referendum popolare del 2011 che chiedeva l'abolizione del profitto dall'acqua e la ripubblicizzazione integrale del servizio idrico.
Oggi nell'art. 4bis dello Statuto comunale di Molfetta c'è scritto che "Il servizio idrico integrato è un servizio pubblico locale di interesse generale. Il Comune di Molfetta, in attuazione della Costituzione e in armonia con i principi comunitari, [...] promuove la realizzazione di tale specifica missione non attraverso i privati e le regole della concorrenza, bensì attraverso la gestione del servizio idrico integrato effettuata da un soggetto di diritto pubblico".

Ebbene, la legge fondamentale della nostra Città cioè lo Statuto, obbliga tutti quanti e soprattutto chi la rappresenta temporaneamente - Sindaci o Commissari straordinari - a far valere nelle sedi opportune i principi in esso contenuti. Ma oltre questo serve anche l'impegno e la mobilitazione dei cittadini, di tutti coloro che nel 2011 si sono schierati a favore dell'acqua pubblica come bene comune per sventare l'ipotesi di privatizzazione dell'Acquedotto pugliese.
Ci auguriamo che anche altri esponenti politici che all'epoca hanno appoggiato la stessa battaglia oggi non cambino idea ma soprattutto auspichiamo che quel popolo dell'acqua - negli ultimi anni un po' assopito - possa ritornare per strada e riprendere il cammino.
E' tempo di dare segni limpidi di coerenza e affidabilità, ne va della fiducia popolare nelle Istituzioni tutte - al di là degli schieramenti di destra, di centro e di sinistra. Il pronunciamento popolare in un referendum non può essere disatteso e tradito.