A poche ore dal commissariamento: le dimissioni del sindaco sempre più vicine

Nessun ripensamento: l'ufficio in Lama Scotella già sgombro

giovedì 19 maggio 2016 10.53
A cura di Maria Marino
C'è una immagine che più di tutte racconta gli ultimi venti giorni della politica molfettese: l'ufficio di Paola Natalicchio, nella sede comunale di Lama Scotella, sgombro. E da almeno una settimana.
Insomma, una istantanea che la dice lunga su quanto mai la "Signora Molfetta" abbia avuto intenzione di tornare indietro. "Le mie sono dimissioni irrevocabili", aveva detto nella conferenza del 1 maggio. E così è e sara: domani, 20 maggio, la Natalicchio dovrà comunicare ufficialmente la propria decisione. Tuttavia non ci sono dubbi: le dimissioni saranno confermate.

Troppo forte la delusione per quanto successo nel Consiglio comunale del 30 aprile: soli tredici consiglieri a reggere la maggioranza che ne contava, sulla carta, diciassette. "Vai avanti, Paola. Il numero c'è", è stato il messaggio arrivato da tanti. Ma Paola ha detto no: troppe pressioni, troppe dinamiche per cui il suo mandato sarebbe stato una bomba ad orologeria. Questo il pensiero nella sua testa: perchè tredici è il numero necessario per proseguire tecnicamente ma non sufficiente per una condivisione di idee e programmi, alla base di tutto.
Ma, nelle ultime ore, sarebbe emerso anche un rapporto difficile con Guglielmo Minervini. Il consigliere regionale, poco più di quarantotto ore fa, aveva inviato alla stampa una lettera. Tutti a leggerla come un incitamento alla sua "pupilla", abituati come siamo a vederli sempre uno a fianco all'altro, dai comizi della primavera del 2013, a quelli per le scorse regionali fino all'ingresso congiunto in Sinistra Italiana. Invece no: tra le righe, Minervini avrebbe rimproverato alla Natalicchio di non aver fatto abbastanza per restare a Palazzo di Città fino al 2018. E per Paola sarebbe stata l'ennesima pugnalata alle spalle.

Ecco spiegate le ragioni dei tanti messaggi lanciati dal prossimo ex sindaco, soprattutto su Facebook. Il verbo più usato, e lo si può ben capire, è lasciare. Lasciare Molfetta. Lei sostiene "con progetti avviati e pieni di futuro", che chissà se e mai vedremo. Lo stesso verbo è usato dagli assessori più vicini, anche umanamente, come Angela Amato e Rosalba Gadaleta.
Ma il messaggio più inconfutabile è giunto ieri, alla presentazione dei servizi digitali per cittadini e imprese del Comune di Molfetta.
"Dopodomani non sarò più il sindaco di questa città", ha detto alla platea con un sorriso che ha cercato di celare la vera tristezza con cui sta attraversando queste ore, "ma abbiamo lavorato alla nuova Molfetta fino all'ultimo".

Adesso per Molfetta arriverà il commissariamento: almeno dodici mesi prima di tornare alle urne nella seconda parte del 2017.
Già, ma che ne sarà?
Bisognerebbe iniziare da subito un'analisi della situazione politica visto che a Molfetta potrebbero aprirsi scenari simili a quelli nazionali, con l'ombra del "Partito della nazione" sul Duomo.
La realtà vera e senza timore di smentita è che è Molfetta ad essere lasciata: lasciata con un porto ancora oggetto di inchieste, con un nuovo sistema di raccolta dei rifiuti verso il quale la città deve essere accompagnata perchè non ancora digerito, con un Pulo che potrebbe tornare di nuovo nella disponibilità dell'ente comunale ma nelle mani di chi, chissà, con un turismo che stava trovando a poco a poco spazio ma bisognava ancora guidare.
Questi compiti adesso di chi saranno? Del Commissario?