A Molfetta vince l’astensione

La sfiducia degli elettori mette a rischio la democrazia

lunedì 26 giugno 2017 13.52
A cura di Andrea Teofrasto
Un giorno e una notte piene di numeri e percentuali. I giornali impazzano, danno sfogo all'informazione. Non possono fare di meglio perché la conta dei voti per le elezioni che riguardano il Comune di Molfetta procede con una speditezza inconsueta, anzi forse ancora di più. Ci sono voti dei partiti da conteggiare, tante le liste civiche che interessano in particolare il Pd.

Ieri notte sono stati i giornalisti a tenere banco. Hanno tutti, o quasi, sorvolato su quello che, a nostro parere, è il dato più negativo che emerge dai risultati delle urne. Il fatto cioè che i cittadini molfettesi hanno rinunciato ad un diritto fondamentale che la democrazia assicura: quello di votare.

A Molfetta "trionfa" Minervini come scrivono i giornali sulla scia dei servizi testuali e dirette Facebook. Di questo "trionfo" sono protagonisti meno del 50% dei cittadini molfettesi che sono andati a votare. La maggioranza è rimasta a casa. Si è recato alle urne il 44,79% dei molfettesi, pari a 25.170 votanti. Un trend in calo anche rispetto al ballottaggio del 9 giugno 2013 tra Paola Natalicchio e Ninnì Camporeale: in quell'occasione a votare fu il 58,89%, cioè 32.954 dei molfettesi, in netta diminuzione rispetto al primo turno di quello stesso anno.

Minervini si può fregiare del 57.06% del voto popolare. Ma passata l'euforia "mineviniana" anche a Molfetta cominciano a preoccuparsi per un astensionismo che diventa fatto politico di non poco conto. Non si tratta solo della crisi dei partiti, c'è qualcosa di più profondo: la sfiducia nelle strutture portanti della democrazia, quali sono, o dovrebbero essere, i Comuni. Ma ai candidati, a parte le dichiarazioni di rito, non interessa, siano pure sfiduciati ma ci diano il voto. Questo quando va bene.

Ma quello dell'astensionismo è un fatto molto grave. Il giorno dopo le elezioni solitamente si fanno tante analisi, chiacchiere e discussioni, come è persino naturale. Ma di fatto il partito dell'astensione è quindi quello di maggioranza relativa e divenuto in breve anche quello di maggioranza assoluta. Se è facile dire che il cittadino è disaffezionato dalla politica, sarebbe altrettanto facile conclusione affermare che ancora una volta dobbiamo constatare come i partiti presentino spesso personaggi sfumati per non dire inconsistenti, emersi da un contesto litigioso quale quello di sinistra e destra. Più che per vincere le elezioni, le candidature sembrerebbero essere state poste per odio interno al partito di provenienza.

I partiti dovrebbero iniziare a fare una seria pulizia interna, anche tenendo conto che è necessaria una pausa di riflessione, perché le percentuali ottenute dovrebbe dare da pensare.