A Molfetta la Shoah raccontata ai bambini
Questa mattina manifestazione dedicata agli alunni delle quinte elementari
lunedì 28 gennaio 2019
12.45
Olocausto, discriminazione, annientamento, morte. Parole dure da ascoltare per qualsiasi persona, in quanto rievocano subito alcune pagine drammatiche della storia umana, antica e recente. E anzi, parole del genere fanno pensare anche a situazioni che in questi anni, in questi mesi, in questi giorni continuano ad accedere. Gli eventi tendono sempre a riproporsi, seppur con modalità diverse, ed è questo che la Giornata della Memoria vuole provare a scongiurare.
Se parole come olocausto, discriminazione, annientamento e morte possono essere dure per un adulto, figuriamoci come possano essere interpretate da un bambino. In gioventù ci sono concetti negativi difficili da comprendere, proprio per l'ingenuità con cui da piccoli ci si approccia alla vita. La difficoltà di questa comprensione, però, non legittima la possibilità di trascurare determinati argomenti che, crescendo, vengono comunque alla ribalta grazie alle esperienze sociali e alla consapevolezza della realtà.
Con questo intento formativo si è tenuta nella mattinata odierna una rappresentazione teatrale organizzata dall'associazione culturale Teatro dei Cipis e patrocinata dal Comune. Nella cornice dell'Auditorium Regina Pacis, hanno preso posto tutti gli alunni delle classi di quinta elementare delle scuole di Molfetta, accompagnati dalle rispettive maestre. Nella forma di un monologo interattivo, è stata messa in scena la vicenda di una ebrea salvata dalla deportazione e che ha raccontato al giovanissimo pubblico il dramma dell'Olocausto in cui anche tantissimi bambini hanno visto la morte. Gli spettatori, piuttosto incuriositi dal racconto nonostante l'età, hanno partecipato attivamente alla visione dello spettacolo.
Di fronte al palco, una moltitudine di grembiuli blu: nomi colmi di sorrisi e di sogni. Perché ogni persona nasce con un nome e con dei sogni. Eppure, in alcuni campi sparsi per l'Europa pochi decenni fa, i loro coetanei altro non erano che una moltitudine senza volto, senza un nome, senza più un briciolo di sogno. Perché a tutti coloro che, muniti di stella gialla, facevano ingresso in quei luoghi, non era più concesso di parlare, ridere, giocare. Insomma, non era più concesso di esistere. Come se i divieti non bastassero, vi si aggiungeva anche la crudeltà con cui tanti piccoli venivano spediti alla morte facendo leva sui loro sentimenti più cari: "Chi di voi vuole andare a trovare la mamma?". Con queste parole, più volte recitate dalla protagonista del monologo odierno, le guardie delle SS sceglievano i bambini più deboli che, spinti dalla voglia di riabbracciare la propria madre, si facevano avanti. Una risposta di cuore, più che comprensibile, ma che purtroppo segnava la loro triste fine indirizzandoli direttamente nelle camere a gas. Una piccola rappresentanza delle varie classi è stata anche chiamata sul palco per leggere alcune pagine del diario di Anna Frank, figura simbolo della gioventù spezzata dai deliri di distruzione di onnipotenza che a volte prendono il controllo sulla mente umana.
In chiusura di rappresentazione, non sono mancati gli interventi di alcuni giovani spettatori che, con tutta la limpidezza della loro età, hanno posto domande semplici ma dal grande valore. Una su tutte, emblematica per cogliere quanto per un bambino siano incomprensibili certe dinamiche: "Ma che senso ha avuto tutto questo?". Ecco, il punto della Giornata della Memoria e di ogni evento commemorativo per stragi del passato è il seguente: anche ciò che non ha un senso a volte può accadere e solo ricordando si può fare in modo che non accada di nuovo.
Una storia tragica, che non per questo merita di essere dimenticata e che anzi, fin da piccoli va conosciuta per munirsi subito di quello strumento chiamato "memoria" con cui si possono combattere tanti possibili pericoli della nostra realtà.
Se parole come olocausto, discriminazione, annientamento e morte possono essere dure per un adulto, figuriamoci come possano essere interpretate da un bambino. In gioventù ci sono concetti negativi difficili da comprendere, proprio per l'ingenuità con cui da piccoli ci si approccia alla vita. La difficoltà di questa comprensione, però, non legittima la possibilità di trascurare determinati argomenti che, crescendo, vengono comunque alla ribalta grazie alle esperienze sociali e alla consapevolezza della realtà.
Con questo intento formativo si è tenuta nella mattinata odierna una rappresentazione teatrale organizzata dall'associazione culturale Teatro dei Cipis e patrocinata dal Comune. Nella cornice dell'Auditorium Regina Pacis, hanno preso posto tutti gli alunni delle classi di quinta elementare delle scuole di Molfetta, accompagnati dalle rispettive maestre. Nella forma di un monologo interattivo, è stata messa in scena la vicenda di una ebrea salvata dalla deportazione e che ha raccontato al giovanissimo pubblico il dramma dell'Olocausto in cui anche tantissimi bambini hanno visto la morte. Gli spettatori, piuttosto incuriositi dal racconto nonostante l'età, hanno partecipato attivamente alla visione dello spettacolo.
Di fronte al palco, una moltitudine di grembiuli blu: nomi colmi di sorrisi e di sogni. Perché ogni persona nasce con un nome e con dei sogni. Eppure, in alcuni campi sparsi per l'Europa pochi decenni fa, i loro coetanei altro non erano che una moltitudine senza volto, senza un nome, senza più un briciolo di sogno. Perché a tutti coloro che, muniti di stella gialla, facevano ingresso in quei luoghi, non era più concesso di parlare, ridere, giocare. Insomma, non era più concesso di esistere. Come se i divieti non bastassero, vi si aggiungeva anche la crudeltà con cui tanti piccoli venivano spediti alla morte facendo leva sui loro sentimenti più cari: "Chi di voi vuole andare a trovare la mamma?". Con queste parole, più volte recitate dalla protagonista del monologo odierno, le guardie delle SS sceglievano i bambini più deboli che, spinti dalla voglia di riabbracciare la propria madre, si facevano avanti. Una risposta di cuore, più che comprensibile, ma che purtroppo segnava la loro triste fine indirizzandoli direttamente nelle camere a gas. Una piccola rappresentanza delle varie classi è stata anche chiamata sul palco per leggere alcune pagine del diario di Anna Frank, figura simbolo della gioventù spezzata dai deliri di distruzione di onnipotenza che a volte prendono il controllo sulla mente umana.
In chiusura di rappresentazione, non sono mancati gli interventi di alcuni giovani spettatori che, con tutta la limpidezza della loro età, hanno posto domande semplici ma dal grande valore. Una su tutte, emblematica per cogliere quanto per un bambino siano incomprensibili certe dinamiche: "Ma che senso ha avuto tutto questo?". Ecco, il punto della Giornata della Memoria e di ogni evento commemorativo per stragi del passato è il seguente: anche ciò che non ha un senso a volte può accadere e solo ricordando si può fare in modo che non accada di nuovo.
Una storia tragica, che non per questo merita di essere dimenticata e che anzi, fin da piccoli va conosciuta per munirsi subito di quello strumento chiamato "memoria" con cui si possono combattere tanti possibili pericoli della nostra realtà.