A Molfetta la piazza di spaccio era «un affare di famiglia». Quattro arresti
In carcere Antonio Minervini, che partecipò ad un tentato omicidio nel 2020, sua moglie e i suoi due figli gemelli
martedì 31 gennaio 2023
10.53
La gestione della vendita di hashish e marijuana a Molfetta era anche un affare di famiglia. La curavano, direttamente dalla propria abitazione, Antonio Minervini, 60enne di Molfetta, sua moglie, la 58enne Vincenza Rizzi, e due dei tre suoi figli, gemelli di 24 anni, Domenico e Giuseppe, tutti volti noti nel panorama criminale.
I quattro, nel corso della notte, su ordine del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trani, Marina Chiddo, sono stati arrestati con le accuse, contestate a vario titolo, di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti e, solo per il padre, di tentato omicidio in concorso. Il 60enne, infatti, avrebbe rafforzato «il proposito criminoso, agevolando materialmente il figlio Ruggiero», protagonista, il 23 febbraio 2020, di un duello a colpi di pistola con Cosma Damiano Grosso.
Secondo le indagini, coordinate dal pubblico ministero della Procura della Repubblica di Trani, Giuseppe Francesco Aiello, Minervini senior avrebbe «codetenuto illegalmente e portato in luogo pubblico la pistola materialmente utilizzata dal figlio Ruggiero, accompagnato con la propria auto per le vie di Molfetta alla ricerca di Grosso». Quel pomeriggio, i due si erano «cercati e sparati vicendevolmente» in via San Giovanni. Furono entrambi arrestati cinque mesi dopo dai Carabinieri.
Si diceva dello spaccio di droga. Secondo quanto scoperto dagli investigatori del capitano Francesco Iodice, i quattro «previo concerto e in concorso fra loro», da aprile a giugno 2021 - il periodo delle indagini curate dalla Sezione Operativa della Compagnia di Molfetta, retta dal tenente Domenico Mastromauro - avrebbero «posto in essere un'importante attività di spaccio, fatta in modo costante e per un lungo periodo di tempo» con 608 cessioni di hashish e marijuana contestate.
La base logistica era in vico II Crocifisso dove il 60enne «invitava gli acquirenti allo sportello delle cessioni sull'uscio della casa familiare, gestiva la contabilità e la "cupa" dello stupefacente, effettuando l'approvvigionamento dall'esterno della sostanza stupefacente e custodendola sul luogo di lavoro», proprio il mercato ortofrutticolo di Molfetta, dove infatti fu arrestato due anni addietro. Alla moglie gli inquirenti contestano 203 cessioni di droga, ai suoi due figli gemelli infine 71.
I quattro indagati, difesi dagli avvocati Michele Salvemini e Giuseppe Germinario - il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari -, sono usciti dalla caserma di via Vittime di Nassiriya a bordo di altrettante auto dell'Arma. Destinazione, per tutti, il penitenziario di Trani, a cui seguirà l'interrogatorio di garanzia.
I quattro, nel corso della notte, su ordine del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trani, Marina Chiddo, sono stati arrestati con le accuse, contestate a vario titolo, di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti e, solo per il padre, di tentato omicidio in concorso. Il 60enne, infatti, avrebbe rafforzato «il proposito criminoso, agevolando materialmente il figlio Ruggiero», protagonista, il 23 febbraio 2020, di un duello a colpi di pistola con Cosma Damiano Grosso.
Secondo le indagini, coordinate dal pubblico ministero della Procura della Repubblica di Trani, Giuseppe Francesco Aiello, Minervini senior avrebbe «codetenuto illegalmente e portato in luogo pubblico la pistola materialmente utilizzata dal figlio Ruggiero, accompagnato con la propria auto per le vie di Molfetta alla ricerca di Grosso». Quel pomeriggio, i due si erano «cercati e sparati vicendevolmente» in via San Giovanni. Furono entrambi arrestati cinque mesi dopo dai Carabinieri.
Si diceva dello spaccio di droga. Secondo quanto scoperto dagli investigatori del capitano Francesco Iodice, i quattro «previo concerto e in concorso fra loro», da aprile a giugno 2021 - il periodo delle indagini curate dalla Sezione Operativa della Compagnia di Molfetta, retta dal tenente Domenico Mastromauro - avrebbero «posto in essere un'importante attività di spaccio, fatta in modo costante e per un lungo periodo di tempo» con 608 cessioni di hashish e marijuana contestate.
La base logistica era in vico II Crocifisso dove il 60enne «invitava gli acquirenti allo sportello delle cessioni sull'uscio della casa familiare, gestiva la contabilità e la "cupa" dello stupefacente, effettuando l'approvvigionamento dall'esterno della sostanza stupefacente e custodendola sul luogo di lavoro», proprio il mercato ortofrutticolo di Molfetta, dove infatti fu arrestato due anni addietro. Alla moglie gli inquirenti contestano 203 cessioni di droga, ai suoi due figli gemelli infine 71.
I quattro indagati, difesi dagli avvocati Michele Salvemini e Giuseppe Germinario - il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari -, sono usciti dalla caserma di via Vittime di Nassiriya a bordo di altrettante auto dell'Arma. Destinazione, per tutti, il penitenziario di Trani, a cui seguirà l'interrogatorio di garanzia.