A Molfetta la droga si acquista su WhatsApp
I servizi di messaggistica sotto osservazione da parte dei Carabinieri. Già 5 arresti
lunedì 5 luglio 2021
10.06
Da un po' di tempo, in Italia e quindi anche a Molfetta, il mercato dello spaccio al minuto di sostanze stupefacenti si è spostato su WhatsApp. A raccontare questo scenario sono gli arresti - già 5 in appena 4 settimane - da parte dei Carabinieri: dalla loro attività investigativa è emerso che i pusher sono sempre più presenti nelle chat.
«La tendenza più recente - si legge in una ricerca svolta in parallelo da varie università inglesi - è l'uso delle popolari applicazioni di messaggistica per smartphone, in particolar modo WhatsApp, per fornire e accedere alle droghe». L'applicazione, in particolare, viene utilizzata per il mercato di strada, in quanto offre un metodo rapido e sicuro per entrare in contatto con gli spacciatori. E quando si tratta di accordarsi, «WhatsApp - è scritto - è la più utilizzata per stabilire un punto d'incontro fisico».
I messaggi, dagli emoticon alle espressioni comunissime, sono in codice. E per eludere i controlli anche i pusher 3.0, in particolar modo quelli con la fedina penale ancora linda e immacolata, per comunicare con gli acquirenti in attesa, s'affidano a nuove tipologie di comunicazione. WhatsApp, soprattutto, e Telegram. Che ritengono più efficaci. Tutto per evitare di essere intercettati, ma è un falso mito: i militari della locale Compagnia lo sanno e monitorano il mercato dello spaccio.
Gli uomini del capitano Francesco Iodice, ed in particolar modo quelli in borghese della Sezione Operativa, il reparto coordinato sul campo dal tenente Domenico Mastromauro, sanno bene dove, quando e come gli spacciatori s'incontrano e smerciano e per questo, a partire dai pianterreni, non tralasciano nulla: intensificati i controlli sulle tracce dei pusher di Molfetta, in una grande città, in cui, negli anni '90, si smerciava droga di ottima qualità a fronte di prezzi molto competitivi.
Dalle prime luci dell'alba al calar della sera sino a notte fonda, persino quando non sono in servizio, i militari battono palmo a palmo la città. Basta un'occhiata, l'ombra di un pusher, spesso incensurato, che solo loro sanno riconoscere, per vederli scattare ed entrare in azione. Non sarebbero riusciti altrimenti, in appena 4 settimane, ad arrestare qualcosa come 5 persone di Molfetta. Tutti in flagranza di reato, tutti per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.
Del 15 maggio l'arresto di un 18enne sorpreso con 139 dosi di marijuana, pari a 157 grammi di droga, seguito, il 22 maggio, dal blitz in un immobile nell'esclusiva disponibilità di un 59enne: all'interno i militari hanno trovato, oltre a 1,3 chilogrammi di marijuana, un bilancino di precisione, materiale utile al confezionamento e 2.000 euro, anche 450 grammi di miscele esplosive, 350 grammi di stoppini di fattura artigianale, 16 spezzoni di miccia pirotecnica e 25 cartucce calibro 11.
I militari della Sezione Operativa sanno diventare invisibili: lo sa bene un 19enne sorpreso il 4 giugno scorso con 4,4 grammi di cocaina nascosti negli slip. Prima di tutto, però, c'è la conoscenza. Il territorio, i volti ed i movimenti: a distanza di pochi giorni (l'11 e il 15 giugno) i Carabinieri hanno arrestato un 22enne, trovato in auto con 50 grammi di hashish, e suo padre, di 58 anni: sul posto di lavoro i militari gli hanno sequestrato un panetto da 100 grammi di hashish e 2.800 euro.
I militari della locale Compagnia sorvegliano le zone dello spaccio senza sosta, mettendo un freno al business della malavita e ai pusher della città che si affidano alle App di messaggistica (ritenute sicure; naturalmente si tratta di un concetto di sicurezza del tutto particolare, nda) con la complicità di vari emoji che, sui profili, avrebbero un significato recondito. In 4 settimane i Carabinieri hanno arrestato già 5 persone, poi confinate agli arresti domiciliari. Quasi tutti incensurati.
Insomma, soltanto negli ultimi 30 giorni, fra blitz, attività dinamiche e riprese con le telecamere, le principali armi utilizzate dagli investigatori, di arresti in flagranza ne sono arrivati per questo gruppo di uomini specializzato nella lotta allo spaccio di droga. Il loro è uno sforzo quotidiano, ma la guerra si vince un pezzo alla volta. Oltre ai servizi di controllo costante del territorio di Molfetta, una città di 57mila abitanti, infatti, l'altro passaggio importante è la certezza della pena.
La possibilità di ottenere concretamente un provvedimento dall'Autorità Giudiziaria di Trani (custodia cautelare in carcere oppure agli arresti domiciliari, nda), dipendente su Molfetta, che serva in primis a tamponare i canali si spaccio che riforniscono il territorio è il secondo livello della guerra dichiarata al mondo delle sostanze stupefacenti.
«La tendenza più recente - si legge in una ricerca svolta in parallelo da varie università inglesi - è l'uso delle popolari applicazioni di messaggistica per smartphone, in particolar modo WhatsApp, per fornire e accedere alle droghe». L'applicazione, in particolare, viene utilizzata per il mercato di strada, in quanto offre un metodo rapido e sicuro per entrare in contatto con gli spacciatori. E quando si tratta di accordarsi, «WhatsApp - è scritto - è la più utilizzata per stabilire un punto d'incontro fisico».
I messaggi, dagli emoticon alle espressioni comunissime, sono in codice. E per eludere i controlli anche i pusher 3.0, in particolar modo quelli con la fedina penale ancora linda e immacolata, per comunicare con gli acquirenti in attesa, s'affidano a nuove tipologie di comunicazione. WhatsApp, soprattutto, e Telegram. Che ritengono più efficaci. Tutto per evitare di essere intercettati, ma è un falso mito: i militari della locale Compagnia lo sanno e monitorano il mercato dello spaccio.
Gli uomini del capitano Francesco Iodice, ed in particolar modo quelli in borghese della Sezione Operativa, il reparto coordinato sul campo dal tenente Domenico Mastromauro, sanno bene dove, quando e come gli spacciatori s'incontrano e smerciano e per questo, a partire dai pianterreni, non tralasciano nulla: intensificati i controlli sulle tracce dei pusher di Molfetta, in una grande città, in cui, negli anni '90, si smerciava droga di ottima qualità a fronte di prezzi molto competitivi.
Dalle prime luci dell'alba al calar della sera sino a notte fonda, persino quando non sono in servizio, i militari battono palmo a palmo la città. Basta un'occhiata, l'ombra di un pusher, spesso incensurato, che solo loro sanno riconoscere, per vederli scattare ed entrare in azione. Non sarebbero riusciti altrimenti, in appena 4 settimane, ad arrestare qualcosa come 5 persone di Molfetta. Tutti in flagranza di reato, tutti per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.
Del 15 maggio l'arresto di un 18enne sorpreso con 139 dosi di marijuana, pari a 157 grammi di droga, seguito, il 22 maggio, dal blitz in un immobile nell'esclusiva disponibilità di un 59enne: all'interno i militari hanno trovato, oltre a 1,3 chilogrammi di marijuana, un bilancino di precisione, materiale utile al confezionamento e 2.000 euro, anche 450 grammi di miscele esplosive, 350 grammi di stoppini di fattura artigianale, 16 spezzoni di miccia pirotecnica e 25 cartucce calibro 11.
I militari della Sezione Operativa sanno diventare invisibili: lo sa bene un 19enne sorpreso il 4 giugno scorso con 4,4 grammi di cocaina nascosti negli slip. Prima di tutto, però, c'è la conoscenza. Il territorio, i volti ed i movimenti: a distanza di pochi giorni (l'11 e il 15 giugno) i Carabinieri hanno arrestato un 22enne, trovato in auto con 50 grammi di hashish, e suo padre, di 58 anni: sul posto di lavoro i militari gli hanno sequestrato un panetto da 100 grammi di hashish e 2.800 euro.
I militari della locale Compagnia sorvegliano le zone dello spaccio senza sosta, mettendo un freno al business della malavita e ai pusher della città che si affidano alle App di messaggistica (ritenute sicure; naturalmente si tratta di un concetto di sicurezza del tutto particolare, nda) con la complicità di vari emoji che, sui profili, avrebbero un significato recondito. In 4 settimane i Carabinieri hanno arrestato già 5 persone, poi confinate agli arresti domiciliari. Quasi tutti incensurati.
Insomma, soltanto negli ultimi 30 giorni, fra blitz, attività dinamiche e riprese con le telecamere, le principali armi utilizzate dagli investigatori, di arresti in flagranza ne sono arrivati per questo gruppo di uomini specializzato nella lotta allo spaccio di droga. Il loro è uno sforzo quotidiano, ma la guerra si vince un pezzo alla volta. Oltre ai servizi di controllo costante del territorio di Molfetta, una città di 57mila abitanti, infatti, l'altro passaggio importante è la certezza della pena.
La possibilità di ottenere concretamente un provvedimento dall'Autorità Giudiziaria di Trani (custodia cautelare in carcere oppure agli arresti domiciliari, nda), dipendente su Molfetta, che serva in primis a tamponare i canali si spaccio che riforniscono il territorio è il secondo livello della guerra dichiarata al mondo delle sostanze stupefacenti.