A Molfetta l'affascinante narrazione musicale di Sergio Caputo
Il cantautore e chitarrista ha strappato applausi per la sua esibizione
sabato 12 agosto 2023
Continua il racconto per suoni e luci della rassegna della Fondazione Valente "I suoni della cultura" nel suo segmento di concerti estivi: a riprendere le fila di quest'affascinante narrazione musicale, ci pensa un nome notissimo del panorama musicale italiano, il cantautore e chitarrista Sergio Caputo, esibitosi giovedì 10 agosto in una foltissima cornice di pubblico nell'Anfiteatro di Ponente.
Sergio Caputo ha bisogno di pochissime presentazioni: la sua musica raffinata, dal paroliere originale e polimorfo, è un mix sapiente di jazz e swing con commistioni di pop anche latino ed è questa sua particolarità di stile e canto che lo porta agli apici del successo negli anni '80 con l'album "Un sabato italiano", destinato a scalare le hit parade con i suoi toni malinconici e al contempo ironici, e con il suo omonimo singolo.
"Un sabato italiano" usciva nel 1983: in occasione del quarantesimo anniversario del rilascio dell'album, Sergio Caputo festeggia l'evento con un tour nelle città italiane, riproponendo i brani del suo iconico LP assieme a qualche pezzo tratto dalla sua sterminata carriera. Sergio Caputo, in questo remake, è accompagnato da una band di sei elementi: Paolo Vianello al piano, Fabiola Torresi al basso e voce, Alessandro Marzi alla batteria, Alberto Vianello al sax tenore, Lorenzo de Luca al sax alto e Luca Iaboni alla tromba.
Nonostante siano passati quattro decenni, non vi è però nessuna patina appannata dentro questa rievocazione: "Un sabato italiano" è invecchiato benissimo, diverte come se fosse ancora il primo giorno e incanta gli spettatori che cantano e ballano sulle sedie, come se fossero nel più luccicante dei piano bar degli anni '80.
Sergio Caputo guida il suo pubblico tra i suoi pezzi classici, partendo da "E le bionde sono tinte" e "Bimba se sapessi", per poi arrivare a "Weekend", "Mettimi giù" e "Cimici e bromuro", ma nel concerto c'è spazio anche per brani più recenti come "Caffè" e "Ce est moi l'amour"; l'ovvio climax si ha poi con "Un sabato italiano", "Italiani mambo" e "Il Garibaldi innamorato".
Il viaggio di Sergio Caputo mantiene però anche una sfumatura intimista, quando racconta di quanto lui stesso sia cambiato dall'epoca di "Un sabato italiano" che, sebbene resti una pietra miliare della sua produzione musicale, è però figlia di un'altra personalità del suo autore, una personalità più libertina e scanzonata rispetto all'interprete attuale, lo stesso che chiede al pubblico molfettese di intonare un coro di "Tanti auguri" in occasione del compleanno della moglie Cristina.
Una pagina di diario quindi al sapore di swing e blues che, tra assoli di sassofono e batteria, traghetta gli spettatori nel cuore della notte di San Lorenzo, lasciando al pubblico un'impressione di inalterata e mai invecchiata magia, nonostante lo scorrere del tempo.
Sergio Caputo ha bisogno di pochissime presentazioni: la sua musica raffinata, dal paroliere originale e polimorfo, è un mix sapiente di jazz e swing con commistioni di pop anche latino ed è questa sua particolarità di stile e canto che lo porta agli apici del successo negli anni '80 con l'album "Un sabato italiano", destinato a scalare le hit parade con i suoi toni malinconici e al contempo ironici, e con il suo omonimo singolo.
"Un sabato italiano" usciva nel 1983: in occasione del quarantesimo anniversario del rilascio dell'album, Sergio Caputo festeggia l'evento con un tour nelle città italiane, riproponendo i brani del suo iconico LP assieme a qualche pezzo tratto dalla sua sterminata carriera. Sergio Caputo, in questo remake, è accompagnato da una band di sei elementi: Paolo Vianello al piano, Fabiola Torresi al basso e voce, Alessandro Marzi alla batteria, Alberto Vianello al sax tenore, Lorenzo de Luca al sax alto e Luca Iaboni alla tromba.
Nonostante siano passati quattro decenni, non vi è però nessuna patina appannata dentro questa rievocazione: "Un sabato italiano" è invecchiato benissimo, diverte come se fosse ancora il primo giorno e incanta gli spettatori che cantano e ballano sulle sedie, come se fossero nel più luccicante dei piano bar degli anni '80.
Sergio Caputo guida il suo pubblico tra i suoi pezzi classici, partendo da "E le bionde sono tinte" e "Bimba se sapessi", per poi arrivare a "Weekend", "Mettimi giù" e "Cimici e bromuro", ma nel concerto c'è spazio anche per brani più recenti come "Caffè" e "Ce est moi l'amour"; l'ovvio climax si ha poi con "Un sabato italiano", "Italiani mambo" e "Il Garibaldi innamorato".
Il viaggio di Sergio Caputo mantiene però anche una sfumatura intimista, quando racconta di quanto lui stesso sia cambiato dall'epoca di "Un sabato italiano" che, sebbene resti una pietra miliare della sua produzione musicale, è però figlia di un'altra personalità del suo autore, una personalità più libertina e scanzonata rispetto all'interprete attuale, lo stesso che chiede al pubblico molfettese di intonare un coro di "Tanti auguri" in occasione del compleanno della moglie Cristina.
Una pagina di diario quindi al sapore di swing e blues che, tra assoli di sassofono e batteria, traghetta gli spettatori nel cuore della notte di San Lorenzo, lasciando al pubblico un'impressione di inalterata e mai invecchiata magia, nonostante lo scorrere del tempo.