«A Molfetta è presente il clan Capriati»

Lo certifica la semestrale relazione dell'Antimafia: «Attivo nel borgo antico di Bari, con ramificazioni anche a Molfetta»

martedì 21 gennaio 2020
A cura di Nicola Miccione
«A Molfetta è presente il clan Capriati di Bari». Lo certifica la Direzione Investigativa Antimafia che nella relazione riferita al primo semestre del 2019 parla anche dell'operazione "Maestrale 2017", i cui esiti hanno acclarato l'esistenza di una cellula del clan Di Cosola in Veneto, precisamente nella città di Verona.

Alzando lo sguardo all'area metropolitana di Bari, i detective dell'Antimafia nella loro consueta analisi sul punto, scrivono: «Lo scenario delle dinamiche criminali nella provincia barese - si legge a pagina 246 e 247 - rappresenta l'immagine speculare di quello metropolitano, caratterizzandosi per lo stesso dinamismo e le stesse rivalità fra gruppi mafiosi contrapposti, talvolta anche in grado di convivere pacificamente in nome di affari comuni».

«L'indagine "Pandora" - è scritto a pagina 247 - aveva fotografato il suddetto panorama delinquenziale, confermando l'estensione e il radicamento "a macchia di leopardo" dei sodalizi cittadini nel territorio provinciale. In tale contesto le realtà mafiose provinciali rappresentano una sorta di "satelliti" che, seppur dotati di una autonomia, orbitano attorno ai "pianeti" criminali cittadini (i Mercante-Diomede e i Capriati), essendone una loro diretta proiezione».

Proprio a Molfetta, ad esempio, è presente il clan Capriati «attivo nel borgo antico di Bari che risulta ancor oggi dedito principalmente al traffico di stupefacenti, all'usura, alle estorsioni e alla gestione del gioco d'azzardo». Tuttavia «nel nord barese la presenza di gruppi riconducibili ai Capriati ed ai Mercante-Diomede - è scritto a pagina 247 - non esclude il radicamento in loco di altre strutture criminali, attive anche nella provincia di Barletta, Andria e Trani».

L'Antimafia, a pagina 244, parla anche del clan Di Cosola: «Considerato uno dei più radicati, il clan (facente parte della "comparanza" con i clan Capriati, Parisi e Diomede-Mercante per formare un fronte unico contro il clan Strisciuglio) ha subito una serie di interventi repressivi. Significativi i risultati delle inchieste "Attila 2", "Pilastro" e "Hinterland 2", che hanno fornito uno spaccato degli interessi criminali del clan, capace di far valere la propria forza con l'uso delle armi».

Ed ancora: «Nel semestre in esame, inoltre, gli esiti dell'operazione "Maestrale 2017" - eseguita anche a Molfetta, è scritto sempre a pagina 244 - hanno acclarato l'esistenza di una "cellula" del clan Di Cosola in Veneto, precisamente nella città di Verona, dove un affiliato aveva avviato un lucroso traffico di marijuana e di cocaina tramite pacchi, contenenti ricambi per automobili, provenienti dalla Puglia con corrieri espressi che viaggiavano su pullman di linea».

Sempre elevata, in terra di Bari, «l'incidenza dei reati contro il patrimonio, rapine e furti - si legge ancora a pagina 250 -. Numerosi sono stati, inoltre, gli episodi di danneggiamento di auto e gli attentati incendiari che, per la loro sistematicità ed efferatezza, si ritengono connessi a strategie estorsive tipiche della criminalità organizzata. Da non sottovalutare, inoltre, il fenomeno dei furti di prodotti farmaceutici che potrebbe delineare una nuova frontiera del crimine».

«A conferma delle potenzialità offensive della criminalità sono stati rilevanti gli episodi intimidatori in pregiudizio di pluripregiudicati»: il 19 e 28 febbraio 2019, a Molfetta, ignoti hanno esploso a colpi d'arma da fuoco contro il portone del condominio ove risiede un pluripregiudicato locale, poi arrestato per estorsione.