8 marzo, una data che nasconde tante storie
Le riflessioni degli "Eredi della storia"
sabato 8 marzo 2025
12.05
L'8 marzo si celebra quella che comunemente, ma erroneamente, viene chiamata "Festa della Donna". In realtà, si tratta della Giornata internazionale dei diritti della donna, una ricorrenza che non è solo simbolica, ma sostanziale.
L'8 marzo, più che un giorno di festa, è un momento di riflessione. Purtroppo, però, spesso viene svuotato del suo vero significato, trasformandosi per molte donne in un'occasione di svago, una serata per evadere dalla routine quotidiana e frequentare locali di intrattenimento. Ridurre questa giornata a una semplice festa è denigratorio e offensivo, soprattutto nei confronti delle tante donne a cui, ancora oggi, vengono negati anche i diritti fondamentali.
L'8 marzo del 1917 a San Pietroburgo, le donne russe scesero in piazza per chiedere la fine della guerra. Nel 1921, durante la Seconda Conferenza Internazionale delle Donne Comuniste a Mosca, si decise di dedicare questa data alla Giornata internazionale dell'operaia.
Si ricorda anche il tragico incendio della fabbrica tessile Triangle Shirtwaist Company a New York nel 1908, in cui persero la vita 129 operaie. Tuttavia, su questo evento le fonti storiche non sono del tutto concordi.
In Italia, la prima Giornata della Donna si svolse il 12 marzo 1922, e non l'8 marzo.
Durante la Grande Guerra, circa sei milioni di uomini partirono per il fronte e le donne furono chiamate a colmare il vuoto nelle campagne e nelle fabbriche, specialmente in quelle belliche. Questo cambiamento segnò una svolta importante: la donna non era più solo moglie e madre, ma iniziava a svolgere lavori e ruoli fino ad allora riservati agli uomini.
Terminato il conflitto, con il ritorno dei reduci, molte donne furono licenziate per fare spazio agli uomini. Tuttavia, quell'esperienza aveva cambiato la consapevolezza femminile, avviando un lungo processo di emancipazione che continua ancora oggi.
Ecco alcune delle principali conquiste ottenute nel nostro Paese:
1945: Diritto di voto attivo e passivo.
1963: Accesso agli impieghi pubblici senza limitazioni grazie alla legge 66.
1970: Introduzione del divorzio con la legge 898, nonostante l'opposizione di alcuni partiti.
1975: Riforma del diritto di famiglia.
1977: La legge 903 sancisce la parità di trattamento tra uomini e donne, promossa da Tina Anselmi, primo ministro donna nella storia repubblicana.
1978: Approvazione della legge sull'aborto.
1981: Abolizione del delitto d'onore e del matrimonio riparatore.
2009: Introduzione del reato di stalking con la legge 38 del codice penale.
2010: Progressi nella parità lavorativa, anche se ancora lontana dall'essere pienamente raggiunta.
2011: Legge 120, che introduce le quote rosa nei consigli di amministrazione.
2013: Approvazione del decreto legge contro il femminicidio e la violenza sulle donne.
Nel 1977, anche l'ONU ha ufficialmente riconosciuto l'8 marzo come Giornata Internazionale della Donna.
Il viola è il colore ufficiale della giornata e rappresenta dignità e giustizia sociale per le donne. La mimosa, invece, è simbolo di forza, femminilità, luminosità ed energia, qualità che caratterizzano l'universo femminile.
Purtroppo, ancora oggi, in molti Paesi le donne non godono di alcun diritto. Sono private dell'istruzione, vittime di disuguaglianze di genere, costrette a matrimoni forzati. La situazione è particolarmente grave nei Paesi islamici africani come Mali, Mauritania, Sudan, Ciad e Somalia, così come in alcune nazioni asiatiche come l'Afghanistan.
Non si può dimenticare la pratica dell'infibulazione, che colpisce bambine e adolescenti. In Italia, dal 2006, questa pratica è considerata reato, punibile con la reclusione da 4 a 12 anni. Anche il Parlamento Europeo si è impegnato per eliminarla.
Un altro dramma è quello delle spose bambine, vendute dalle loro famiglie a uomini molto più anziani in alcune zone dell'Asia e dell'Africa.
Il pensiero va anche alle donne costrette a prostituirsi, a quelle che vivono sotto regimi dittatoriali e vengono private dei diritti fondamentali, alle donne iraniane pronte a sacrificarsi per la libertà, alle madri separate dai figli nella speranza di dare loro un futuro migliore, alle donne in fuga da guerre, fame e carestie, alle ragazze stuprate nelle nostre stesse città e ai troppi femminicidi che riempiono quotidianamente le cronache dei giornali.
È su questo che la data dell'8 marzo dovrebbe far riflettere.
Riflettiamo insieme all'Associazione Eredi della Storia e all'ANMIG domenica 9 marzo, dalle ore 10:30 in Piazza Mazzini, dove sarà allestita una mostra fotografica e documentale che ripercorrerà il vissuto delle donne nel XX secolo, con un focus particolare sugli avvenimenti e gli aneddoti legati alla nostra città.
L'8 marzo, più che un giorno di festa, è un momento di riflessione. Purtroppo, però, spesso viene svuotato del suo vero significato, trasformandosi per molte donne in un'occasione di svago, una serata per evadere dalla routine quotidiana e frequentare locali di intrattenimento. Ridurre questa giornata a una semplice festa è denigratorio e offensivo, soprattutto nei confronti delle tante donne a cui, ancora oggi, vengono negati anche i diritti fondamentali.
L'8 marzo del 1917 a San Pietroburgo, le donne russe scesero in piazza per chiedere la fine della guerra. Nel 1921, durante la Seconda Conferenza Internazionale delle Donne Comuniste a Mosca, si decise di dedicare questa data alla Giornata internazionale dell'operaia.
Si ricorda anche il tragico incendio della fabbrica tessile Triangle Shirtwaist Company a New York nel 1908, in cui persero la vita 129 operaie. Tuttavia, su questo evento le fonti storiche non sono del tutto concordi.
In Italia, la prima Giornata della Donna si svolse il 12 marzo 1922, e non l'8 marzo.
Durante la Grande Guerra, circa sei milioni di uomini partirono per il fronte e le donne furono chiamate a colmare il vuoto nelle campagne e nelle fabbriche, specialmente in quelle belliche. Questo cambiamento segnò una svolta importante: la donna non era più solo moglie e madre, ma iniziava a svolgere lavori e ruoli fino ad allora riservati agli uomini.
Terminato il conflitto, con il ritorno dei reduci, molte donne furono licenziate per fare spazio agli uomini. Tuttavia, quell'esperienza aveva cambiato la consapevolezza femminile, avviando un lungo processo di emancipazione che continua ancora oggi.
Ecco alcune delle principali conquiste ottenute nel nostro Paese:
1945: Diritto di voto attivo e passivo.
1963: Accesso agli impieghi pubblici senza limitazioni grazie alla legge 66.
1970: Introduzione del divorzio con la legge 898, nonostante l'opposizione di alcuni partiti.
1975: Riforma del diritto di famiglia.
1977: La legge 903 sancisce la parità di trattamento tra uomini e donne, promossa da Tina Anselmi, primo ministro donna nella storia repubblicana.
1978: Approvazione della legge sull'aborto.
1981: Abolizione del delitto d'onore e del matrimonio riparatore.
2009: Introduzione del reato di stalking con la legge 38 del codice penale.
2010: Progressi nella parità lavorativa, anche se ancora lontana dall'essere pienamente raggiunta.
2011: Legge 120, che introduce le quote rosa nei consigli di amministrazione.
2013: Approvazione del decreto legge contro il femminicidio e la violenza sulle donne.
Nel 1977, anche l'ONU ha ufficialmente riconosciuto l'8 marzo come Giornata Internazionale della Donna.
Il viola è il colore ufficiale della giornata e rappresenta dignità e giustizia sociale per le donne. La mimosa, invece, è simbolo di forza, femminilità, luminosità ed energia, qualità che caratterizzano l'universo femminile.
Purtroppo, ancora oggi, in molti Paesi le donne non godono di alcun diritto. Sono private dell'istruzione, vittime di disuguaglianze di genere, costrette a matrimoni forzati. La situazione è particolarmente grave nei Paesi islamici africani come Mali, Mauritania, Sudan, Ciad e Somalia, così come in alcune nazioni asiatiche come l'Afghanistan.
Non si può dimenticare la pratica dell'infibulazione, che colpisce bambine e adolescenti. In Italia, dal 2006, questa pratica è considerata reato, punibile con la reclusione da 4 a 12 anni. Anche il Parlamento Europeo si è impegnato per eliminarla.
Un altro dramma è quello delle spose bambine, vendute dalle loro famiglie a uomini molto più anziani in alcune zone dell'Asia e dell'Africa.
Il pensiero va anche alle donne costrette a prostituirsi, a quelle che vivono sotto regimi dittatoriali e vengono private dei diritti fondamentali, alle donne iraniane pronte a sacrificarsi per la libertà, alle madri separate dai figli nella speranza di dare loro un futuro migliore, alle donne in fuga da guerre, fame e carestie, alle ragazze stuprate nelle nostre stesse città e ai troppi femminicidi che riempiono quotidianamente le cronache dei giornali.
È su questo che la data dell'8 marzo dovrebbe far riflettere.
Riflettiamo insieme all'Associazione Eredi della Storia e all'ANMIG domenica 9 marzo, dalle ore 10:30 in Piazza Mazzini, dove sarà allestita una mostra fotografica e documentale che ripercorrerà il vissuto delle donne nel XX secolo, con un focus particolare sugli avvenimenti e gli aneddoti legati alla nostra città.