8 marzo, la riflessione dell'associazione "Eredi della Storia" di Molfetta
«Ancora oggi sono le donne ad essere le vittime di una tragedia che non sembra avere mai fine»
venerdì 8 marzo 2024
«Quest'anno l'8 marzo non sarà come gli altri anni, ancora di più si potrà percepire il divario tra due mondi opposti sotto lo stesso cielo. Potrà essere, anche se solo in parte, una giornata di riflessione solo per quelle donne che vivono in una parte del mondo, quella del benessere, quella più ricca». Inizia così la riflessione dell'associazione "Eredi della Storia" Molfetta in merito all'8 marzo, Giornata internazionale della donna.
«Noi come società, come nazione, come cittadini di uno stato libero e democratico abbiamo il dovere di guardare ed ascoltare quello che sta accadendo a poche ore di volo da noi: guerre, tante guerre, ancora nel terzo millenio in cui speravamo fosse arrivato il tempo di una nuova umanità, fatta di valori di solidarietà, fratellanza, di benessere per tutti e non solo per pochi privilegiati a seconda del luogo più fortunato in cui si nasce.
Abbiamo dimenticato troppo in fretta, abbiamo cancellato la memoria rispetto alle tragedie che hanno colpito le nostre terre, le nostre comunità solo pochi decenni fa durante le guerre mondiali. Durante le grandi guerre decine di milioni di uomini, donne, bambini, anziani sono stati sterminati senza nessuna pietà per ideologie fanatiche, sprezzanti del grande valore della vita umana.
Le donne invece, le nostre nonne, madri, fidanzate e figlie, rimasero sole prive di un riferimento maschile, prive di un reddito e spaesate perché ritrovatesi a farsi carico di responsabilità, di dolore non previsto e a cui non erano preparate. Donne che nei due conflitti mondiali sostituirono gli uomini, partiti al fronte, nei lavori più disperati, divennero: operaie, contadine, spazzine, postine e tante divennero crocerossine. Queste donne oltre a sostituire sui luoghi di lavoro i loro uomini provvedevano al mantenimento delle loro famiglie, ai loro figli, ai loro anziani.
Donne rimaste sole ad affrontare un destino crudele, spesso rimaste vedove a causa della morte dei propri mariti in combattimento o perché dispersi. Donne che ogni giorno dovevano inventarsi di tutto per portare sulla tavola il minimo indispensabile per tirare su i figli, per nutrire gli affetti più cari. Donne che ebbero il coraggio di ribellarsi all'oppressione nazifascista, come le donne di Napoli che dettero il via alle rivolte che cacciarono dalla città l'occupante nazista o come le donne di Parma che il 16 ottobre del 1941 assaltarono un furgone della Barilla che trasportava pane o ancora, come le donne di Carrara che il 7 luglio del 1944 si opposero alla volontà nazista di sfollare la città.
Furono 35.000 le donne che all'indomani dell'armistizio dell'8 settembre del '43 entrarono nella resistenza ed il loro appoggio fu determinante per l'esito finale della vicenda bellica. Furono molte anche le donne, che per il destino della storia nello stesso periodo divennero ausiliare della RSI.
In tantissime, furono vittime di violenze, di stupri, private della libertà e della propria dignità. Eppure nonostante quanto subito proprio dalle donne partì la rinascita della nostra Italia e dell'Europa intera, quell'Europa in cui dopo 80 anni si sono riaccesi ferocemente i venti bellici con il conflitto russo-ucraino.
Ancora oggi sono le donne ad essere le vittime di una tragedia che non sembra avere mai fine, come le donne vittime o disperse in Afghanistan sotto il regime dei talebani. Paesi in cui è vietato l'accesso alle bambine all'istruzione e dove sono negati quei diritti che in occidente ci appaiono così scontati.
Per le donne che furono e per le donne di oggi, afflitte dallo stesso destino straziante, questo 8 marzo ci auspichiamo assuma un nuovo significato: più globale in cui tutte le donne, le bambine, insomma l'altra metà del cielo, possano ambire a vedere riconosciuti i propri diritti, godere di pari opportunità, soddisfando le proprie ambizioni e realizzando i propri desideri professionali, famigliari ed umani attraverso politiche che mettano al centro la donna e che ne riconoscano l'importanza e la professionalità.
L'associazione "Eredi della Storia" e l' ANMIG augurano a tutte le donne del mondo la libertà di scegliere, di decidere e di essere libere nella speranza che ancora una volta non siano frasi fatte ma traguardi realizzabili».
«Noi come società, come nazione, come cittadini di uno stato libero e democratico abbiamo il dovere di guardare ed ascoltare quello che sta accadendo a poche ore di volo da noi: guerre, tante guerre, ancora nel terzo millenio in cui speravamo fosse arrivato il tempo di una nuova umanità, fatta di valori di solidarietà, fratellanza, di benessere per tutti e non solo per pochi privilegiati a seconda del luogo più fortunato in cui si nasce.
Abbiamo dimenticato troppo in fretta, abbiamo cancellato la memoria rispetto alle tragedie che hanno colpito le nostre terre, le nostre comunità solo pochi decenni fa durante le guerre mondiali. Durante le grandi guerre decine di milioni di uomini, donne, bambini, anziani sono stati sterminati senza nessuna pietà per ideologie fanatiche, sprezzanti del grande valore della vita umana.
Le donne invece, le nostre nonne, madri, fidanzate e figlie, rimasero sole prive di un riferimento maschile, prive di un reddito e spaesate perché ritrovatesi a farsi carico di responsabilità, di dolore non previsto e a cui non erano preparate. Donne che nei due conflitti mondiali sostituirono gli uomini, partiti al fronte, nei lavori più disperati, divennero: operaie, contadine, spazzine, postine e tante divennero crocerossine. Queste donne oltre a sostituire sui luoghi di lavoro i loro uomini provvedevano al mantenimento delle loro famiglie, ai loro figli, ai loro anziani.
Donne rimaste sole ad affrontare un destino crudele, spesso rimaste vedove a causa della morte dei propri mariti in combattimento o perché dispersi. Donne che ogni giorno dovevano inventarsi di tutto per portare sulla tavola il minimo indispensabile per tirare su i figli, per nutrire gli affetti più cari. Donne che ebbero il coraggio di ribellarsi all'oppressione nazifascista, come le donne di Napoli che dettero il via alle rivolte che cacciarono dalla città l'occupante nazista o come le donne di Parma che il 16 ottobre del 1941 assaltarono un furgone della Barilla che trasportava pane o ancora, come le donne di Carrara che il 7 luglio del 1944 si opposero alla volontà nazista di sfollare la città.
Furono 35.000 le donne che all'indomani dell'armistizio dell'8 settembre del '43 entrarono nella resistenza ed il loro appoggio fu determinante per l'esito finale della vicenda bellica. Furono molte anche le donne, che per il destino della storia nello stesso periodo divennero ausiliare della RSI.
In tantissime, furono vittime di violenze, di stupri, private della libertà e della propria dignità. Eppure nonostante quanto subito proprio dalle donne partì la rinascita della nostra Italia e dell'Europa intera, quell'Europa in cui dopo 80 anni si sono riaccesi ferocemente i venti bellici con il conflitto russo-ucraino.
Ancora oggi sono le donne ad essere le vittime di una tragedia che non sembra avere mai fine, come le donne vittime o disperse in Afghanistan sotto il regime dei talebani. Paesi in cui è vietato l'accesso alle bambine all'istruzione e dove sono negati quei diritti che in occidente ci appaiono così scontati.
Per le donne che furono e per le donne di oggi, afflitte dallo stesso destino straziante, questo 8 marzo ci auspichiamo assuma un nuovo significato: più globale in cui tutte le donne, le bambine, insomma l'altra metà del cielo, possano ambire a vedere riconosciuti i propri diritti, godere di pari opportunità, soddisfando le proprie ambizioni e realizzando i propri desideri professionali, famigliari ed umani attraverso politiche che mettano al centro la donna e che ne riconoscano l'importanza e la professionalità.
L'associazione "Eredi della Storia" e l' ANMIG augurano a tutte le donne del mondo la libertà di scegliere, di decidere e di essere libere nella speranza che ancora una volta non siano frasi fatte ma traguardi realizzabili».